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illegalità e fin il sospetto d’ambizione, ai primi rumori erasi al senato dichiarato prontissimo a lasciar l’esercito e le Gallie, purchè gli si dessero l’Illiria e due legioni; e quando il senato gli ordinò di licenziare una legione per ispedirla in ajuto a Lentulo contro i Parti, egli obbedì; quando Pompeo gli chiese di restituirgliene un’altra, affidatagli già da tempo, egli lo fece, ma non prima d’essersene con lautissimi doni accaparrato gli uffiziali e i soldati.

Al contrario Marcello, Lentulo, Scipione, altri partigiani del senato e di Pompeo, troncarono le peritanze facendo prefinire a Cesare un tempo, entro il quale deponesse ogni comando, o sarebbe chiarito nemico della patria; e scacciarono ignominiosamente i tribuni Longino, Curione e Marcantonio che si opponevano. Questi, esclamando oltraggiata l’inviolabilità del loro uffizio, in abito di schiavi ricoverarono dalla Roma profanata al campo di Cesare, attribuendogli così la legalità, come già aveva e l’equità e la forza (49 av. C.). Il senato, vedendo ormai calarsi quattro legioni verso il Po, decreta che Pompeo, i consoli, i pretori, provvedano alla salvezza della repubblica; Marcello e Lentulo, presentando la spada a Pompeo, gli dicono: — Sta a te il difendere la repubblica e comandar gli eserciti»; al che Pompeo risponde: — Il farò, qualora non trovi migliore acconcio alle cose».

È dunque gettato il guanto; se Cesare lo raccoglie, la guerra civile è rotta. Tutti i giorni pertanto congregavansi i senatori, e andavano a trovar Pompeo, che, essendo divenuto generale, secondo le leggi dovea tenersi fuori di città, e che ebbe l’incarico di levare trentamila Romani e quanti ausiliarj credesse, con autorità illimitata. In Capua Cesare manteneva molte centinaja di gladiatori, esercitati maestrevolmente, e disposti a ogni cenno del padrone; e Pompeo li sciolse, affidandone una coppia per ciascuna famiglia. Poi compartì le provincie fra creati suoi: a Domizio la Gallia Transalpina, a Cecilio Metello suo suocero la Siria, la Sicilia a Catone, a Cotta la Sardegna, l’Africa ad Elio Tuberone; Calpurnio Bibulo e Cicerone vigilerebbero i litorale; suoi amici ottennero il Ponto, la Bitinia, Cipro, la Cilicia, la Macedonia, altri paesi, che non si trattava di difendere da nemici esterni, ma di conservare ad una fazione, ad un uomo.

Nè Cesare dormiva. Eccitati ad indignazione i soldati col mostrare i tribuni espulsi da Roma, ed a valore col rammemorare le ben