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200 illustri italiani

si oppose a tutt’uomo, e strinse in lega tutti i cassichi. Fu dunque mestieri venir a guerra. Ducento Spagnuoli misero in rotta un esercito di centomila uomini, avendo il vantaggio delle armadure di ferro, delle spade taglienti, dell’arme da fuoco, de’ mastini1, de’ cavalli scalpitanti, più tremendi a gente ignuda che non aveva mai visto animali grossi, e che aspettava i cavalli s’avventassero a sbranarla. Oltrechè l’opinione che i conquistatori fossero discesi dal cielo, li circondava d’una potenza misteriosa, gli Spagnuoli, superiori per disciplina, avvezzi ne’ loro monti alla guerra alla spicciolata, e muniti d’armi da fuoco, facilmente vinceano, e ridussero prigioniero anche Caonabo, che neppur domito dai ceppi, spirò nel tragittarsi in Ispagna. Degli abitanti molti furono spediti in Europa; gli altri ridotti a lavorare, senza più speranza di redimersi da questi stranieri, che avean conversa in desolazione la loro natia contentezza.

È pericolosissima natura dell’uomo d’oltrepassare nel calor delle quistioni i limiti che dapprima ben divisava; e Colombo, trovando ne’ suoi selvaggi resistenza o incapacità alla fatica, si persuase fossero di razza o inferiore o peggiore della nostra. La stessa Isabella, così benevola agli Indiani, fu indotta a permettere fossero forzati al lavoro e mutati di luogo; e pur protestando sempre l’inalienabile libertà degl’indigeni, fu dappoi permessa ogni sorta di barbarie. Diceasi politica; e le necessità di questa sogliono giustificare qualunque iniquità.

I gemiti de’ soffrenti e il mormorare de’ nuovi coloni erano portati in Ispagna da gente avversa all’ammiraglio, onde scemarne il credito; e per quanto i re inclinassero ad usargli riguardi; e per quanto egli ripetesse dover essere giudicato, non come governatore di paese ordinato, ma come conquistatore di gente selvaggia, pure gli furono imputate gravi colpe; e côlta quest’occasione di mozzare le ampie concessioni, promessegli quando il suo reputavasi un sogno, fu data licenza a chiunque volesse stabilirsi alla Ispaniola, e intra-

  1. «Questi animali erano sì abili alla caccia degli Indiani, che a vedere e non vedere s’erano sbranato un selvaggio». Las Casas. Colombo recò i primi cani mastini in America per inseguire gl’Indiani. Già anticamente i Galli e gli Ircani se ne servivano come ausiliarj in guerra. Viepiù lo fecero i conquistatori, ed anche adesso se ne giovano i piantatori contro i negri fuggiaschi. In Irlanda fin 150 anni fa s’adopravano per pigliare i malfattori. Nelle spedizioni di questi ultimi anni contro i briganti del Napoletano non si rifuggì da questo mezzo.