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188 illustri italiani


«Quest’isola è molto grande e piana, vestita di freschissimi alberi; molta acqua, vastissimo lago in mezzo, nessuna montagna; è si verde, che fa piacere a guardarla, e gli abitanti sono dolcissimi. Avidi degli oggetti che abbiamo, e persuasi di non ottenere da noi alcuna cosa se non hanno da contraccambiarci, rubano se gli vien fatto, e sguizzano via a nuoto. Ma tutto ciò che hanno, per la minima cosa che loro si offra, lo donano; fin per cocci di scodelle e rottami di vetro; ho veduto per tre quattrini dar sedici gomitoli di venticinque o trenta libbre di cotone filato. Proibii i baratti del cotone, e non permisi ad alcuno di prenderne1, riserbandomi d’acquistarlo tutto per le Vostre Altezze, se ve ne fosse in quantità. È questo uno dei prodotti dell’isola; ma il breve tempo che io voglio rimanerci non mi permette di riconoscerli tutti. L’oro che tengono sospeso alle narici, pur ivi si trova; ma non ne fo cercare per non perdere il mio tempo, volendo raggiungere l’isola di Cipango».

Il paese era chiamato Guanahami2, e Colombo l’intitolò San Salvadore; una delle Lucaje, circondata dalle innumerevoli altre del banco di Bahama, che Colombo credea le 7488 isole indicate da Marco Polo. Tra quelle navigò egli, preso sempre da nuove meraviglie, sempre cercando indizj di Cipango, e vive gioje dovettero compensarlo de’ lunghi affanni. Gli Indiani gli parlarono di Cuba-kan, che voleva dire una gente dell’interno; ma egli, pieno il capo di Marco Polo, confonde queste tribù con Cublai-Kan. «Certo quest’è la terra ferma, ed io sono davanti a Zayto e Quinsay, lontano circa cento leghe dall’una o dall’altra di queste metropoli». Las Casas, poco pratico della geografia di Marco Polo, riferendo questa frase, soggiunse: — Io non capisco acca di questo gergo».

  1. Della morale di Colombo è rivelazione singolare la cura d’impedir questi baratti perchè gli parevano disonesti ed usurarj. Quasi non fosse l’opinione che dava pregio all’oro, siccome alle perline di vetro.
  2. Francesco Adolfo de Warnhagen, brasiliano, crede aver dimostrato che la prima isola delle Lucaje scoperta da Colombo, e indicata col nome di Guanahami, non poteva essere nè quella di San Salvador, com’è ordinariamente creduto anche da Irving e da Humboldt, nè il Turco Maggiore indicato da Gibbs e da Navarete, nè la Watling sostenuta da B. Becher: bensì quella nominata Mayaguana o Mariguana, (La Verdadera Guanahami. Santiago de Chile, 1864).
    H. Major, bibliotecario del British Museum, appoggia Becher, confrontando la carta di Herrera colle odierne; solo discorda sul punto ove successe lo sbarco, egli supponendolo all’estremità sud-est.