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cristoforo colombo 185

lunghezza del viaggio, pensando che in questi mari non soffiassero mai venti per tornare nella Spagna.

«23 settembre. L’equipaggio torna sui lamenti, teme mancar di vento pel ritorno, ma tutt’a un tratto il mare ingrossa senza che tiri aria, e i lamenti s’acquetano. Così il mar grosso mi fu di grande ajuto; cosa non mai più avvenuta dai Giudei in poi».

Ai 25 settembre, l’ammiraglio ragiona con Alonzo Pinzon a proposito della carta di Toscanelli, che situava la terra, a un bel circa, al posto ov’eglino si trovavano; poi Pinzon salito sulla gabbia, grida: Terra! Terra! Un urlo di gioja risonò; Colombo gettossi ginocchione a ringraziar Dio; ma un raggio di sole dissipò questa terra fantastica, disegnata dalla nebbia all’orizzonte.

A queste profonde persuasioni, alla pertinacia del voler riuscire non partecipavano i naviganti. Tutto ad essi parea nuovo e strano; pericolose le correnti, di sgomento il vulcano e le immense calme tropicali e le isole natanti di verzura (varec): lo stesso propizio vento di est li facea temere non spirasse incessante, in modo da più non consentire il ritorno. Pertanto Colombo dovea con ragioni, con astuzie, con severità vincerne la reluttanza, e principalmente colla risolutezza a filar dritto a ponente, per quanti fenomeni l’allettassero a cercar terre a dritta o a sinistra. Intanto il tempo procedeva; e sebbene Colombo quand’erano a settecentosette leghe dalle Canarie, ne annunziasse solo cinquecensettantotto, sentivano immenso lo spazio: incidenti che tratto tratto prometteano terra, svanivano; l’illusione di nubi credute isole raddoppiava l’amarezza col disinganno; il vagheggiato Cipango non compariva che sulla carta, continuamente additata da Colombo; le settecencinquanta leghe ch’esso calcolava per arrivarvi erano trascorse, eppure il sole tramontava sopra un orizzonte senza riva.

La vulgata storiella della sollevazione contro Colombo, della minaccia di buttarlo in mare, della promessa sua di dar volta se non si scoprisse terra in un dato termine, non sono fondate che su verosimiglianze e sull’asserzione di Oviedo: ma Colombo, nel giornale sotto il 10 ottobre, scrive che a’marinaj rispose: — I vostri lamenti nè fanno nè filano. Io mi son mosso per andare alle Indie, e intendo tirar innanzi finchè, coll’ajuto del Signore, non le abbia trovate».

L’11 ottobre tutto annunzia l’avvicinar della terra, un giunco verde, una canna, un bastone lavorato, un’assicella. Alle dieci di