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Cicerone | 141 |
che la semplice probabilità dovrebbe non solo soddisfarci, ma renderci tranquilli.
Le edizioni migliori sono quelle di Goerenz (Lipsia, 1810) e di Orelli (Zurigo, 1827).
2° De finibus honorum et malorum, libri V. — Dialoghi dedicati a Marco Bruto, in cui sono esposte, paragonate e discusse le opinioni delle scuole greche, specialmente degli Epicurei, Stoici e Peripatetici sul bene supremo, vale a dire il finis a cui volgere tutti i nostri pensieri, desiderj ed atti. È il più perfetto degli scritti filosofici di Cicerone.
L’edizione principe in-4, senza data, credesi stampata a Colonia coi tipi di Ulrico Zeli intorno al 1467. La migliore è quella di Madwig, Copenaghen, 1839, in-8.
3° Tusculanarum disputationum, libri V. — Discussioni su varj punti importanti di filosofia pratica, ove espone con eleganza e chiarezza i risultati delle profonde indagini dei filosofi greci; e se talvolta si smarrisce nel labirinto delle opinioni anzichè coglier l’insieme dei sistemi e giungere all’unità, palesa però di continuo sentimenti di giustezza e nobiltà, e trasceglie con operosa sollecitudine quanto havvi d’ingegnoso e vero nei pensieri disgiunti de’ greci maestri.
L’edizione principe, Roma da Ulrico Han in-4 nel 1499; la più compiuta quella di Moser (Annover, 1826-37).
4° Paradoxa Stoicorum sex. — Sei paradossi favoriti degli Stoici, espressi in linguaggio famigliare, propugnati con argomenti popolari, ed occasionalmente illustrati con esempj desunti dall’istoria contemporanea. Egli dice: Illa ipsa, quæ vico in gymnasiis et in otio Stoici probant, ludens conjeci in communes locos; talchè è piuttosto un passatempo.
5 •• Hortensius, seu De philosophia. — Dialogo per raccomandare la filosofia ai Romani.
6° •• Timæus, seu De universo, ex Platone.
7° •• Protagoras, ex Platone. — Traduzioni di Platone.
E. Teosofia.
1° De natura Deorum, libri III. — Tre dialoghi a Marco Bruto, in cui vengono discusse le speculazioni degli Epicurei e degli Stoici sull’esistenza, gli attributi e la provvidenza di Dio. In niun altro scritto di Cicerone incontrasi maggior varietà di dottrina, maestria di lingua, grazia e leggiadria, accoppiate con lucidezza d’espressione e splendor di eloquenza. Un preteso IV libro fu pubblicato da Serafino a Bologna nel 1811.