Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/160

140 illustri italiani

C. Filosofia morale.

De officiis, libri III. — Tratta del distinguere e dello scegliere fra l’onesto e l’utile. Codice di morale politica ad uso dei cittadini d’uno Stato libero, e non sistema generale di morale. Lo intitolò a suo figlio Marco, che studiava in Atene, e vi espose la condotta che dee seguire un giovane romano nell’esercizio delle funzioni pubbliche, ecc. L’opera ha carattere antropologico anzichè morale, ed è imperfetta perchè suppone i principj svolti in altri scritti, e risguarda soltanto l’istruzione pratica del figlio di Cicerone.

Fu stampata coi Paradoxa, da Faust e Schöffer a Magonza fin nel 1465 e nel 1466, in-4 piccolo. La migliora edizione è quella di Lipsia, 1820-21.

•• De virtutibus. — Doveva essere un supplemento alla precedente.

Cato major, seu De senectute. — Catone il censore, di ottantaquattro anni, confuta le quattro principali objezioni che soglionsi fare alla vecchiezza. È dei più graziosi trattati morali.

Le prime cinque edizioni furono di Colonia: delle moderne le migliori sono quelle di Gerhard e di Otho (Lipsia, 1819 e 1830).

Lælius, seu De amicitia. — Dialogo specialmente destinato alla gioventù che imprende a leggere gli scritti filosofici dei Romani, non dà la teorica compiuta dell’amicizia, ma dappertutto in modo dignitoso e persuasivo palesa animo di filosofo e d’uomo di Stato, che pensa e sente nobilmente. Forma semplice e vivace, robusta e chiara; ma scarso il nesso logico delle idee.

L’edizione principe a Colonia da Guldenschaff precede quella di Sweynheim e Pannartz del 1471. Delle moderne è lodata quella di Baier (Lipsia, 1828).

•• De gloria libri II. — Il Petrarca l’aveva, ed avendolo prestato a un amico, più nol ricuperò, e ce ne sopravanzano poche parole.

•• De consolatione seu de luctu minuendo.

D. Filosofia speculativa.

Academicorum, libri II. — Accurata narrazione dell’origine e dei progressi della filosofia Accademica, colle modificazioni introdotte dai successivi professori, per dimostrare la superiorità de’ principj della Nuova Accademia insegnati da Filone, sopra quelli della vecchia propugnati da Antioco d’Ascalona. Contiene una sposizione storica e dialettica della questione sulla realtà delle umane conoscenze, concludendo