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134 | illustri italiani |
grazia dell’indipendenza1. Il patrioto dimentica che la filosofìa non deve fondarsi sopra le conseguenze delle azioni stesse; che l’avvenire è di Dio, ma regola invariabile dell’uomo dev’essere il dovere.
Conforme a morale siffatta, con cui Roma giustificò pessime iniquità, Cicerone esibisce il modello d’un cittadino perfetto: — Imitiamo i nostri Bruti, Camilli, Decj, Curj, Fabj Massimi, Scipioni, Lentuli, Emilj ed altri senza numero, che questa repubblica assodarono, e ch’io ripongo nel numero degli Dei immortali: amiamo la patria, obbediamo il senato, sosteniamo i buoni, trascuriamo i vantaggi presenti per servire alla posterità ed alla gloria; giudichiamo ottimo ciò che è più retto; speriamo; speriamo quel che ci aggrada, ma sopportiamo quel che accade; pensiamo in fine che il corpo degli uomini forti e grandi è mortale, ma sempiterna la gloria dell’anima e della virtù»2.
Mai non si finirebbe di parlare di questo, che niuno esiterà ad annoverare fra’ maggiori intelletti. L’essersi tornato a studiarne gli scritti al ridestarsi della bella letteratura in Europa giovò grandemente a raffinar le menti degli uomini, a cui erano presentati con quasi perdonabile esclusività, e a mettere in corso quelle abitudini di ricerca e d’investigazione da cui cotanto benefizio derivò, e continuerà probabilmente a derivare. Che le sue produzioni alleviassero in gran parte l’austerità e la noja della solitudine monastica, quando pochi altri mezzi a tal effetto giovavano; e che in quei gotici chiostri, la cui esterna bellezza formava la sola reminiscenza rimasta dell’ingegno umano, tendessero fino ad un certo grado a nutrire la vita intellettuale che andava languendo e corrompendosi in mezzo a circostanze così sfavorevoli alla sua durata, può allegarsi come il titolo non minore alla nostra riconoscenza: come pure il piacere che i tesori della sua eloquenza lungamente somministrano alle sorgenti generazioni non solo d’Europa, ma di regioni attraversate al suo tempo da fiumi ignoti, e i cui deserti erano lontani dal potere non solo, ma fin dai sogni dei romani conquistatori.
Nella sua patria la memoria e il nome di lui si risvegliano quasi ad ogni piè sospinto, comechè senza numero sieno quivi le reminiscenze