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x prefazione

alle magnanime risoluzioni, alla resistenza contro l’oppressione, alle faticose conquiste della libertà e della verità, alla costanza nella giustizia, a quelle solide qualità che perseverano, mentre le fittizie finiscono derise a guisa degli abiti passati di moda: al vedere come la sana morale e la dotta ragione, talvolta sopraffatte dagli avvenimenti, immolate dall’abjetta adulazione pei fortunati o dalla vile condiscendenza dei bottegaj di politica e di letteratura, trionfino poi, almeno davanti alla coscienza dell’avvenire, e la gloria usurpata venga restituita agli onesti soccombuti, come l’armadura d’Achille tolta dalla procella all’astuto Ulisse per collocarla sulla tomba d’Ajace.

Qualche cosa poi della gloria degli uomini illustri rifluisce sempre sulla loro nazione. Laonde io che, secondo mie forze, in ogni lavoro ho inteso a tenere in onore e in isperanza questa cara Italia, e creduto che l’istruirla del suo passato e del suo presente fosse il miglior mezzo di condurla con fede e conoscenza all’attuamento delle sue legittime aspirazioni; dopo avere, in opere storiche e statistiche, svolto gli elementi della vita nazionale, le tradizioni, le abitudini, la coltura, le forze, le ricchezze, gli atti, le idee, ho voluto pagarle quest’estremo tributo raccogliendo ritratti di persone d’ogni età, famose o care per fatti o per vizj o virtù.

Se i miei studj, per quanto si cercasse o seppellirli col silenzio od offuscarli con sistematica denigrazione, hanno mai potuto attirar l’attenzione d’alcun letterato, com’ebbero quella del popolo, egli vi avrà veduta una decisa predilezione per le biografie, anche in lavori d’altra forma. Non isfuggì questa pendenza al Gioberti, che il 20 novembre 1851 da Parigi mi scriveva: — .... A costo di parervi temerario, non voglio preterire questa occasione per aprirvi un pensiero che, tempo fa, mi nacque leggendo le vostre opere. Dacchè Cesare Cantù (diss’io) ci ha dato una Storia Universale, che è divenuta popolare non