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106 | illustri italiani |
eseguirla, mi stupii che fosse memore della patria, egli immemore de’ benefizj? Che dirò dei due Servilj, dei Casca, degli Aala? li crederete mossi da istigazione mia piuttosto che da amore della repubblica? Lungo sarebbe il rammentar gli altri, ed è un fatto insigne per la repubblica, glorioso per essi che sieno stati tanti.
«Ma vi ricordi che cosa mi abbia rinfacciato cotesto acuto senno, dicendo che, subito ucciso Cesare, Bruto alzò il pugnale e gridò il mio nome, e con me si congratulò della ricuperata libertà. Perchè meco piuttosto? perchè io lo sapeva? Bada non m’abbia chiamato perchè, avendo operato un’azione simigliante a quelle ch’io stessa avea condotte, non volesse chiamar me in prova d’avermi emulata nelle lodi. Ma tu, o stoltissimo, non intendi che, se è colpa l’aver tramato l’uccisione di Cesare, colpa è pure l’essersene rallegrati? che ci corre fra chi persuade e chi approva? o che importa se io abbia desiderato si facesse, o mi rallegrassi del fatto? Chi mai, tranne quelli cui profittava il regnar suo, chi mai non avrebbe voluto si facesse quel colpo, o fatto il disapprovò? Tutti dunque sono in colpa, giacchè tutti i buoni, per quanto fu in loro, hanno ucciso Cesare: a chi mancò il senno, a chi il coraggio, a chi l’occasione; la volontà a nessuno».
Non potrebbe in modo più assoluto Cicerone approvar l’eccidio di Cesare e appoggiarsi al comune consenso: e prosegue attestando che bisogna assolutamente scegliere fra il credere eroi i congiurati, o riprovarli come pessimi tra gli uomini, avendo ucciso il capo della Stato. Or la seconda parte non potevasi ammettere, dopo che il senato in tanti modi avea dichiarato il favor suo agli uccisori.
«Io scriverò loro, che, se mai sieno interrogati sopra alcuna delle cose che tu mi apponi, non la neghino. Giacchè qual azione mai, pel sommo Giove, non solo in questa città ma per tutto il mondo fu compita più grande, più gloriosa, più raccomandata alla sempiterna ricordanza degli uomini? In questa partecipazione di consigli, come nel cavallo trojano, io non rifiuto d’esser rinchiuso insieme coi primarj: te ne ringrazio anzi, con qualunque intenzione tu il faccia.
«Risposto alle più gravi imputazioni, anche alle altre ora il devo. Mi rinfacciasti il campo di Pompeo e tutto quel tempo. Nel qual tempo, se il consiglio e l’autorità mia fossero valsi, tu oggi saresti in angustia, noi liberi, nè la repubblica avrebbe perduto tanti capitani ed eserciti. Confesso che, prevedendo i futuri casi, tanta melan-