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Cicerone | 105 |
consolato assente. Il che se fossi riuscito a persuadere, non ci troveremmo ora a queste strette. Ma io stesso, quando già Pompeo avea trasmesse a Cesare tutte le forze sue e del popolo romano, e tardi cominciava ad accorgersi di quello ch’io da un pezzo avevo preveduto; quando conobbi portarsi alla patria un’empia guerra, non cessai di consigliare pace, concordia, conciliazione; e molti udirono quelle mie parole. E deh, non avessi tu mai, o Pompeo, fatta lega con Cesare, o mai troncata! Una cosa conveniva al tuo decoro, l’altra alla prudenza. Tali, o Marcantonio, furono sempre i consigli miei intorno a Pompeo ed alla repubblica; che se fossero valsi, la repubblica starebbe; tu colle tue ribalderie saresti caduto in povertà ed infamia.
«Ma queste son cose vecchie: nuovo è l’aver io consigliato l’uccisione di Cesare. Temo, o senatori, non paja ch’io mi sia preparato un accusatore finto, il quale non solo mi ornasse delle lodi mie, ma le altrui ancora mi attribuisse. Perocchè chi mai udì mentovar il mio nome fra i partecipi di quel gloriosissimo fatto? e di quale fra i complici restò occultato il nome? che dico occultato? anzi non divulgato tantosto? Più volentieri direi che alcuni se ne facessero belli, per mostrare d’essere entrati in quella cospirazione senz’esserne conscj, anzichè nascondersi alcuno che vi partecipasse davvero. Quanto è verisimile che, fra tanti uomini parte oscuri, parte giovani, i quali di nessuno tacevano, potesse rimaner nascosto il mio nome? Che se bisognassero consigliatori del liberar la patria a coloro che il fecero, addurrei i Bruti, le cui effigie essi vedevano ogni dì. Nati da tali padri, dovevano cercar parere da altrui, anzichè dai loro? fuori, anzichè in casa? E che? C. Cassio, nato da gente che non pur la dominazione ma nè tampoco la potenza di veruno potè sopportare, avea bisogno del mio eccitamento, egli che, anche senza questi altri illustri personaggi, avrebbe compito il fatto in Cilicia, se la nave fosse approdata al lido stabilito da lui, non al contrario? Gneo Domizio a ricuperar la libertà sarà stato spinto non dalla uccisione di suo padre, non da quella dello zio, non dalla toltagli dignità? Avrò io persuaso a Trebazio, al quale neppure avrei ardito proporre? a lui, cui la repubblica va tanto più debitrice, perchè antepose la libertà del popolo romano all’amicizia, e volle piuttosto abbattere il dominio che parteciparvi? O avrà dato ascolto a me L. Cimbro, che io mi maravigliai avesse compiuto tal cosa; ed anzichè credere avesse a