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102 illustri italiani

lo Stato della repubblica, l’inclinazione dei tempi, la ragione della concordia. Così io faccio, e farò sempre; e crederò che la libertà, cui io nè ho lasciata nè lascerò mai, consista non nell’ostinatezza, ma in una certa moderazione».

Dopo mezzo secolo di continue commozioni, dove tutti erano tormentatori o tormentati, dove il mare dai corsari, la terra veniva conturbata da poveraglia disposta a seguire Clodio o Catilina, Spartaco o Sertorio, tutti credevano che il dominio d’un solo fosse una necessità, fosse l’unico mezzo di rendere al mondo la pace interna e la sicurezza della vita civile, primo ed essenziale scopo della sociale convivenza.

Cesare, arbitro della repubblica, ne rispettò le forme, ma persuaso che ciò complisse alla felicità di Roma e del mondo, non badò abbastanza ai tanti che restavano scontenti perchè scadeano dalla lor posizione. E questi, congiurati, l’uccisero. Nè per ciò riuscirono a ripristinare la repubblica antica; il popolo si eresse vendicator di Cesare contro il senato; scoppiò nuova guerra civile. A Cicerone, conosciuto alieno da partiti estremi, i congiurati non avevano partecipato la loro macchinazione, ch’egli definì «azione di fanciulli, eseguita con coraggio d’eroi»: ma dell’esserne lasciato fuori più volte si dolse; e mentre avea tanto inneggiato a Cesare clemente, allora tripudiava dell’uccisione di Cesare tiranno.


XII.


A vendicar il quale sorse principalmente Marcantonio, suo prode soldato, sostenuto dai veterani, e che parve volere stabilir la tirannia.

Cicerone, a capo del senato, si chiarì in aperta ostilità contro di costui, e gli avventò le orazioni, che forse sono le più eloquenti fra le sue, dette Filippiche per somiglianza con quelle di Demostene contro Filippo. Lo studioso potrebbe mettere a parallelo l’Orazione per la corona di Demostene con queste di Cicerone, e massime colla seconda. Nella quale l’oratore aveva a difendere sè stesso d’accuse personali e pubbliche, onde vien opportunissima al nostro intento storico di far conoscere sì l’indole di Cicerone, sì quella de’ suoi avversarj, e lo stato della repubblica in quei tempi; sicchè non parrà fuor d’opera il darne l’analisi.

Dopo che Cicerone ebbe recitata la prima arringa contro Antonio,