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98 illustri italiani

qua e là, e più quanto più violento diveniva il turbine delle guerre civili.

Pompeo era grandeggiato nelle guerre d’Asia, ove vinse il gran re Mitradate; Cesare reprimeva i Galli, gli Elveti, i Britanni. Cicerone (dice Merivale) aveva un proposito politico ben divisato, e tutta sua vita lo seguì colla fermezza illuminata d’uomo di forte volontà. Costantemente attese ad elevare le classi medie, unica salvaguardia, a parer suo, dell’integrità della costituzione: e per queste classi di cui erasi costituito difensore, mostra un interesse, anzi un’affezione, ch’è la parte più bella del suo carattere. Cercò tor via ogni pretesto ai conflitti tra patrizj e plebei, tra Romani e Italiani, tra vincitori e vinti nelle ultime guerre civili. La sua linea politica non fu, come quella del suo capo Pompeo, sviata da speranza illegittima di sovrapporsi alle leggi che applicava o difendeva. L’ambizione sua nobile e legale non vedea nulla di là dei più grandi onori, possibili nella costituzione. V’arrivò mediante il consolato, suprema carica dello Stato; e quel consolato fu fecondo e insigne se mai altro ne ricorda la storia romana. La gelosia de’ suoi colleghi, l’egoismo del suo primo patrono recisero quella carriera tanto utile al bene generale. Inebriato dalla prosperità, egli dimenticò facilmente quanto la fortuna abbia di straordinario e precario; e la sua vanità può dirsi il secreto della sua caduta. I nobili desideravano provar al mondo l’ingenita debolezza di chiunque, per quanto notevole, si trovasse sprovvisto di natali e di danaro; Pompeo, scegliendo Cicerone a bersaglio de’ suoi rancori, volle ostentare la propria potenza, e sfidare il senato, a cui non osava portar di quei colpi che penetrano fin alla carne viva»1.

A questi elogi poco risponde la condotta di Cicerone, che volendo barcheggiare, era sospinto or qua or là, e più quando il nembo infieriva. Nelle guerre civili la plebe chiedeva partecipare ai diritti della nobiltà e agli esterni compensi; i conquistati voleano anch’essi entrar nella città e divenire uguali alla loro conquistatrice, dacchè non le erano inferiori d’armi e di civiltà; e sebbene la costoro insurrezione non procurasse che nuovi trionfi a Roma, ne venne di conseguenza che quasi tutta Italia ottenne il diritto di cittadinanza. Ora però lo pretendeano anche le altre province d’ogni

  1. Roma sotto gl’imperatori. Londra, 1856.