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PREFAZIONE


     Lege laudationes, non eorum qui sunt ab Homero laudati, non Cyri, non Agesilai, non Aristidis, non Temistoclis, non Philippi, non Alexandri: lege nostrorum hominum: neminem videbis ita laudatum, ut artifex callidus comparandarum voluptatum diceretur.

Cicero, De finibus, II, 35.



L’uomo non è soltanto una cifra nel censimento statistico, non un numero nel battaglione, una pietra nell’edifizio dello Stato, bensì un ente reale, attivo, libero, in diritto di essere rispettato, capace di scoprire, di combinare, di lottare, di ardire, di sacrificarsi, di meritare. E la storia nel più nobile suo senso è studio dell’uomo; de’ suoi eventi, dell’adempimento pratico o della dissipazione de’ suoi concetti, dell’evoluzione del pensiero attuato in esso dalla Provvidenza o, se vuolsi, dal perpetuo divenire delle cose.

Ne segue che l’andamento d’un intero periodo può talora comprendersi nella vita d’un sol uomo, il cui pensiero è il pensiero sovente inconscio di tutto un popolo; e di rimpatto un uomo non può essere a fondo conosciuto se non collocato nei luoghi, nei tempi, nelle circostanze sue proprie.

Taluni passano la vita perfezionando sè stessi e beneficando altrui; cari al piccol circolo de’ loro conoscenti, benedetti da quei che gl’incontrano, preparando miglioramenti alla patria coi figli che allevano, coi vicini che edificano, coi campi e colle