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86 illustri italiani

coll’audacia; ma Cicerone lo investì colla famosa invettiva gettando in volto a costui i suoi disegni, mostrando saper tutto, avere a tutto provvisto, e fulminandone l’impudenza. — Potrei, dovrei far giustizia subito, quivi stesso, d’uno scellerato par tuo; basterebbe un cenno, e questi cavalieri si avventerebbero sopra di te. Non vedi l’orrore che ispiri a tutti? Lascia Roma, dove omai nulla ti resta a fare: vattene al campo di Mallio, ove t’attende una morte da par tuo. Mi domanderete, o padri coscritti, perchè io permetta a Catilina d’andare a mettersi a capo di bande, armate contro la repubblica, invece di usare contro di lui l’autorità conferitami dalla legge. Il supplizio del solo Catilina non basta a svellere questa già invecchiata peste della repubblica; lasciate che s’annodino, e d’un sol colpo schiacceremo i nemici».

Catilina l’ascoltò immobile sul suo scanno, poi con affettata tranquillità avvertì i senatori non badassero ai millanti del console, sua giurato nemico, villan rifatto, che nè tampoco una casa propria avrebbe avuto a perdere in codesto incendio, da lui almanaccato per provare fin a che punto giungesse la burlevole credulità dei senatori. Questi però troncarono le parole al cospiratore, gridandola micidiale, incendiario, parricida; talchè egli se ne andò dalla curia, esclamando: — Giacchè mi vi spingete, estinguerò quest’incendio non coll’acqua, ma colle ruine».

E buttata giù la visiera, sbucò dalla città con pochi complici1, lasciando raccomandato ai rimasti di tor di mezzo i più accanniti avversari e Cicerone pel primo, finch’egli ritornasse dall’Etruria con un esercito da far tremare i più audaci. Il senato pronuncia Catilina e Mallio nemici della patria, e decreta che rimanga a tutela della città Cicerone, il quale compariva in pubblico con una gran corazza2 per ripararsi dagli stiletti che d’ogni parte immaginava; l’altro console Antonio Nepote proceda contro i rivoltosi.

Catilina, assunto il comando dell’esercito d’Etruria e le insegne del potere, cresce ogni giorno di seguaci; i pastori schiavi son dai padroni ammutinati nel Bruzio e nell’Apulia; le vette dell’Appennino si coronano d’armi; armi somministrano i veterani di Silla agli

  1. Credo a Sallustio e a Cicerone più che a Plutarco, il quale (in Cicer. 16) gli dà trecento seguaci armati e i fasci consolari.
  2. «Illa lata, insignisque lorica». Pro Murena, 25.