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Cicerone | 85 |
visasse qualche riforma grandiosa, non consta, nè egli l’affettava ipocritamente: e forse, come il più de’ cospiratori, voleva abbattere prima di sapere che cosa sostituirebbe, o rinnovar soltanto la guerra civile e le proscrizioni, gavazza di chi ambiva denaro, sfogo di passioni, voluttà di prepotenza. Avesse anche ideato alcun bene, poteva compirlo con simili mezzi? tanti ribaldi sguinzagliati poteano portar altro che il saccheggio, l’assassinio, l’irruzione dei poveri viziosi contro l’ordine sociale? Mal si spera la rigenerazione da un obbrobrioso; male la si comincia col trascinare altri ne’ proprj vizj, siccome Catilina faceva; e una causa appoggiata a ribaldi può reggersi per un momento, non mai riuscire.
Già quel cupo susurro che precede la tempesta, e qualche imprudente rivelazione, e alcuni portenti interpretati dagli Etruschi diffondevano una vaga paura d’uccisioni, d’incendj, di battaglie civili, talchè a stornarli si erano ordinate litanie e sacrifizj. Cicerone ne sapeva di più, ma que’ rumori non ismentiva: preparavasi; scaltriva il senato; teneasi sull’avviso.
Compariva tra’ congiurati Quinto Curio, ridottosi al verde per corteggiare Fulvia, donna di buona nascita e di pessima fama, la quale, com’egli cessò le largizioni, cessò i favori. Rifiorito di grandi speranze pei vanti di Catilina, Curio cominciò a prometterle mari e monti; ed ella insospettita, ne succhiellò il secreto, e lo vendette a Cicerone, che del congiurato si fece una spia: mutazione agevole in anime depravate.
Tullio aveva raccolto altre prove, dissipato un tentativo, codiato ogni passo di Catilina, il quale, quanto denaro potè mandò a Fiesole in Etruria, colonia di Sillani, che facilmente guadagnò e fece nocciolo del suo partito, armandolo sotto Cajo Mallio prode veterano di Silla, mentre altri eccitavano nell’Umbria, nel Bruzio, nella Campania, e fin nella Spagna e nell’Africa, e legavansi intelligenze colla flotta a Ostia.
Allora Cicerone convoca il senato, e gli manifesta tutta quell’orditura, il giorno e l’ora in cui doveasi metter in fuoco Roma, trucidare i senatori e lui console; ottenuta illimitata autorità, spedisce chi tenga in dovere le città d’Italia sempre indisposte contro la loro tiranna; empie Roma di scolte, promette impunità e guiderdone ai complici che rivelassero. In una nuova adunanza del senato, Catilina ebbe la franchezza di comparirvi, quasi volesse imporre