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82 illustri italiani



VII.


Restava quel morbo postumo di tutte le guerre, gli spadaccini, che sprezzano gli uomini di legge e di lettere, e non anelano se non occasioni di menare di nuovo le mani; opportunissimi a chi, per via della sommossa e degli assassinj politici, macchinasse cambiamenti1. E lo fece Lucio Catilina, senatore, dell’illustre gente Sergia, colto, educato, destro negli affari, di seducenti maniere, franco parlatore, largo del suo, cupido dell’altrui, simulatore e dissimulatore, pronto in parole e in metterle ad effetto, versatile ne’ mezzi, ambendo ad alte cose, biscazziere, gozzoviglione, di rotti costumi. Serviziato cogli amici; s’aveva bisogno d’un cavallo? d’armi? di disporre giuochi gladiatori? bastava ricorrere a lui; a lui per eludere l’oculatezza d’un padre o d’un marito, la severità d’un giudice, le persecuzioni d’un creditore; a lui per comprare voti ne’ comizj, testimoni falsi ne’ tribunali, assassini sulle vie. Queste erano le arti con cui uno allora poteva a Roma acquistarsi reputazione e clientela, quanto in altri tempi colla virtù, coll’onoratezza o colle loro apparenze.

Al tempo di Silla, Catilina erasi segnalato per ferocia nell’eseguirne e trascenderne i comandi, e per tali vie attinse le primarie dignità: questore, luogotenente in molte guerre, alfine pretore in Africa, dove commise strane vessazioni. Alle sue prodigalità non bastando le concussioni, affogava nei debiti; e non sentendosi bastante potenza nè ricchezza per far dimenticare gli assassini e gl’incesti suoi, cercava modo di capovoltare la repubblica per sublimarsi sopra le ruine, e gliene davano lusinga quelle cose in aria e la facile riuscita di Silla.

Col largheggiare ai bisognosi, col prestar denaro, favore, e all’uopo il braccio e il delitto, erasi assicurato uno stormo d’amici, alcuni, buoni, allettati da certe apparenze generose; i più, fradici nel vizio, strangolati dal bisogno, sospinti da ambizione o avarizia; veterani di Silla, che avevano sciupato facilmente i facili guadagni; figliuoli di famiglia, che in erba s’erano mangiata l’eredità; Italiani spossessati, provinciali falliti, gente consueta a vendere la testimonianza e

  1. — Quicumque aliarum ac senatus partium erant, conturbari rempublicam quam minus valere ipsi volebant», Sallustio, Catil. 37.