Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/101


Cicerone 81

della moltitudine esaltata dall’effigie di Saturnino esposta sulla ringhiera; nè il reo sarebbe sfuggito alla condanna di perduellione, che portava il supplizio della croce, se non s’intrometteva uno spediente legale.

Dei cavalieri aveva ottimamente meritato Cicerone, perseverando nell’attribuire importanza a quell’Ordine; e da essi portato console, li costituì come una classe media fra i senatori e la plebe. Essi in ricambio lo spalleggiavano, mentre il popolo a cotesto signor degli affetti cedeva i proprj comodi, i piaceri, fin le vendette. I figliuoli de’ proscritti che, per le leggi Sillane, rimanevano non solo spogli della proprietà, ma esclusi dal senato e dai pubblici onori, si arrabattavano per far derogare l’iniquo castigo. Domanda giusta quanto moderata: ma Cicerone vi si oppose a titolo di convenienza, col mostrare che fosse inopportuno il ringagliardire la parte soccombuta, la quale per prima cosa avrebbe pensato alla vendetta, poi a nuove spropriazioni; d’altra parte se si dessero impieghi a gente, onorevole per certo e degna, ma impoverita, non era probabile che se ne volesse rifare?1

Con uno sfoggio di stile, qual forse niun’altra volta mai tanto artifiziò, insinuava ai soffrenti la necessità di soffrire pel comune vantaggio; pazientassero un’ingiuria profittevole alla repubblica, la quale, avendo avuto e quiete e sistemazione dai decreti di Silla, sarebbe sovvertita all’infirmarsi di quelli. Anche questa volta trionfò l’eloquenza; gli arricchiti dalle confische di Silla deposero la paura di vedersi spogliati: e lascisi pure che Roma brontoli contro Tullio, fautore dei sette tiranni, come chiamavano quelli che più s’erano impinguati nelle preterite vicende, e che erano i due Luculli, Crasso, Ortensio, Metello, Filippo e quel Catulo, che fu uno degli ultimi conservatori romani di vigorosa indipendenza.

  1. Se ne vantò molli anni dipoi: — Ego adolescentes fortes et bonos, sed usos ea conditione fortunæ, ut, si essent magistratus adepti, reipublicæ statum convulsuri viderentur. . . . comitiorum ratione privavi». In Pisonem, II. Quel Cicerone che aveva rinfacciato a Rullo di ratificare le usurpazioni di Silla, tre anni dopo sosteneva la legge portata dal senato che confermava i possessi Sillani, e che autorizzava a vendere le gabelle per comprare possessi a nuovi coloni (Ad Attico, I, 19); e per far grato a Pompeo, sostenne la rogazione di Flavio.
CantùIllustri italiani, vol. I. 6