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Giudizi delle Stampa III

Come lavoro d’arte questo romanzo di Giovanni Verga non ha grande valore; ha invece un valore grandissimo come documento; il quale giova a far conoscere lo sviluppo dell’ingegno di chi scrisse novelle fortunate come Cavalleria rusticana e romanzi favorevolmente accolti dalla critica e dai lettori come Mastro-don Gesualdo.

Matilde Serao con la Storia di una monaca ci trasporta in un mondo di gente allegra e spensierata, con prevalenza però del sesso gentile. Anzi è quasi tutta una sfilata di tipi e figure di donnine vane e ciarliere in cerca di marito.

Già da parecchi anni io aveva letto alcuni di questi scritti del De Amicis; e ora, rileggendoli, ho provato, come un tempo, un godimento intellettuale che non si esprime a parole.

Scienza e Diletto, di Cerignola, 31 ottobre 1897.


Edmondo De Amicis nelle Tre Capitali si rivela sempre lo stesso mago dalla parola smagliante, dallo stile semplice, dalla visione chiara, rapida, bella. Il grande scrittore si rivela anche nelle minime cose, nelle più tenui sfumature del pensiero e delle visioni. Coi più tenui mezzi di stile e di descrizione, il De Amicis raggiunse i massimi punti di commozione e di evidenza. Le Tre Capitali acquistano per mezzo della penna del De Amicis colori smaglianti, eleganze nuove, malìe sorprendenti. Il volume si legge come tutti gli altri suoi fratelli maggiori, tutto d’un fiato; piace ed è bello.

La Sera, 30 novembre 1897.