alta offerivasi di afferrare nel Concerto delle Potenze una posizione morale tutta sua, di riguadagnare nelle simpatie, nel concetto de’ popoli, tanta parte di terreno perduto, di svegliare delle iniziative che le fossero conforto di non meritate umiliazioni. E l’occasione era tale che più bella non poteva a lei crearla apposta la mano di un destino compensatore ed ammonitore. Sì; dopo Adua, l’Italia, come chi esce da un lungo e doloroso sogno, dallo stordimento, dall’accasciamento di terribili mali, sentiva intenso il bisogno di affac-