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Camera dei Deputati -229- Senato della Repubblica

xi legislatura - discussioni - seduta del 28 maggio 1992


La seduta comincia alle 10.

Giuramento e messaggio del Presidente della Repubblica.


Quando il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, accompagnato dal Vicepresidente della Camera Stefano Rodotà e dal Vicepresidente vicario del Senato Giorgio De Giuseppe, entra nell’aula, l’Assemblea si leva in piedi — Vivissimi, prolungati applausi, cui si associa il pubblico delle tribune.

Il Vicepresidente della Camera prende posto al suo seggio, con alla destra il Presidente della Repubblica e alla sinistra il Vicepresidente vicario del Senato.

PRESIDENTE. Onorevoli deputati, onorevoli senatori, invito il Presidente della Repubblica a prestare giuramento davanti al Parlamento a norma dell’articolo 91 della Costituzione.

Il Presidente della Repubblica legge la formula:

«Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione».

PRESIDENTE. Il Presidente della Repubblica invita gli onorevoli deputati e gli onorevoli senatori a sedere.

Il Presidente della Repubblica rivolgerà ora il suo messaggio al Parlamento.

Il Vicepresidente della Camera cede il suo seggio al Presidente della Repubblica e prende posto alla sua destra.

Il Presidente della Repubblica si leva in piedi e pronuncia il seguente messaggio:

Onorevoli parlamentari, anzitutto un grazie a tutti, per la fiducia di chi mi ha votato, per la libertà di chi ha pensato diversamente. Grazie a tutti. Grazie a questa Assemblea, ai senatori, ai deputati, ai consiglieri regionali che ci hanno fatto l’onore di stare con noi per diverse giornate di lavoro.

Un saluto all’illustre amico, senatore Spadolini, che con tanta dignità e saggezza ha assolto il delicato compito di Capo dello Stato durante questa vacanza. Un saluto a chi, ex Presidente della Repubblica, è ora al Senato: rivolgo il mio pensiero affettuoso al senatore Leone e al senatore Cossiga.

Uno speciale saluto al corpo diplomatico accreditato presso la nostra Repubblica e alla stampa estera e italiana. E un grazie a tanta gente, nota e più ancora ignota, che in queste giornate di fatica, di attesa, di responsabilità, di impegno, mi ha confortato con scritti, con auguri, con tanta fiducia, con silenziosa e preziosa preghiera.

Confesso di sentire vivo lo strappo da quest’aula, dove entrai a ventisette anni, il 25 giugno 1946, e da dove sono uscito il 25 maggio del 1992; quest’aula, dove ho raccolto, da ogni parte, lezioni di esperienza, di cultura, di saggezza, esempi di umiltà, di grandezza, di eroismo. Vi saluto tutti, in particolare voi deputati, deputati di ier l’al-