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Libro Terzo. 181

era un suo Congiunto, ricevè disgratiatamente una ferita in testa, la quale benche fosse giudicata leggiera, per l'imperitia del Chirurgo però, riuscì mortale, & in brevi giorni inaspettatamente li tolse la vita, con incredibil doglia di tutta la Patria (per sino de gli avversari) confessando essi questo miserabil caso esser nel bollor del sangue accaduto, e fuor di pensiero: non havendo mai eglino havuto intentione di levare alla Patria Huomo sì degno, dalli cui meriti giornalmente ne riportava honore. Rimase delle sue sostanze Giacinto suo figliuolo herede, Dottore anch'egli dell'una, e dell'altra Legge, il quale giovin'essendo, sperasi non debba ritirare i passi da gli honorati calli della virtù paterna: Fratello di questo fù Alessandro Medico, ed'Oratore facondo, che perciò da Prencipi grandi si tenne in conto.


C

hristoforo Cimarelli nipote di Nicolò sudetto, venti Anni continui militò al soldo di Prencipi diversi, con cariche honorevoli di commando ancora, & in ogni sua attione benissimo diportandosi, accreditossi assai di buon Soldato; specialmente l'Anno 1603. nell'Armata del Gran Duca Etrusco, sotto il commando del Colonello Ghislieri Romano, à gli assalti della Fortezza Preusa ne i Regni Greci; ov'essendo egli delli primi all'ingresso, meritò nel Trionfo della ricevuta vittoria di riportarne i vanti. L'Anno 1605. incontrandosi questa medesima Armata, nel Mare d'Egitto, sopra le Crociere d'Alessandria con cinque grossissime Navi Traci, come forti Castelli muniti, che li Tributi d'Egitto in Bisantio al gran Signore portavano, con esse attaccò la zuffa, e dopò infiniti pezzi di Artiglierie dall'una, & dall'altra parte sparati, vennesi finalmente al bordo; Christoforo, che sopra la Galera Santa Maria trovavasi, vedendo, che al salite della principal Nave niun disponevasi, desideroso di gloria, per dar coragio à gli altri, ratto come fulmine dal suo legno staccandosi, dentro l'inimica Nave si spinse, la qual per disaventura dalla bordata Galera disgiungensoi, egli solo restò à gli nemici in mezo, contro di cui fieramente pugnando, à guisa d'Horatio Cocle, sostenne per buon spatio la pugna, che contro esso era tutta rivolta, e riunendosi finalmente i legni, egli solo con la sua spada glorioso facilitò à Christiani l'ingresso. E quantunque nel capo, e in una mano gravemente ferito: tutta volta cavando dalla debolezza vigore, per inalzare delle sue gloriose vittorie i memorandi Trionfi, caricossi delle nemiche spoglie. Tornati poi con l'Armata à i lidi Toschi; benche da gl'invidiosi Capitani cercassesi questo gran fatto opprimere, giunse (ad onta loro) in Firenze la fama, e del successo al Gran Duca la notitia vera; il qual havendo molto del Soldato valoroso l'ardire ingrandito, in

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