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Libro Terzo. 167



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iovan Boni, havendo studiato le Mathematiche, sotto la disciplina di Federigo Comandini d'Urbino, in quelle eccellentissimo crebbe. Del cui valore divulgata la fama, fu chiamato da Grandi al lor servitio, specialmente da Ferdinando Medici Gran Duca Tosco, e da Alfonso da Este Duca di Ferrara, appresso de' quali non difalcando punto della estimatione co' fatti, da quelli venne sopramodo amato. Et havendo al servitio loro spesi i più fioriti Anni, nell'età matura tornossi alla Patria; ove per fuggir l'otio, non isdegnò applicare l'acutezza dell'ingegno suo alle prattiche manuali, servendosi de gli scarpelli per iscolpire in marmi, & intagliare ne' legni quelle figure, che prima ideava nella sua mente purgata, in cui riuscì di eccellenza tale, che anco nomatamente il Maestrin chiamossi. E non solo discepoli facendo nelle Mathematiche speculative, e mecaniche: quanto nell'arte Scultoria, grand'utile apportò co'l suo saper à gli huomini; Onde il suo nome nel Tempio de la Fama viverà per tutti li secoli immortale.


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rà i Discepoli di questo gran Maestro, assai famoso divenne Giacomo Franceschini, detto Carabotta, il quale nella Scoltura à tal credito salse, che all'opre suo non si tassava il prezzo, stimandosi che ogni paga rigorosa diminuta fosse al valore di quelle specialmente la Cappella Sacre, che in Caramanico eresse, l'eccellenza di cui à più famosi scultori di questa età presente porta non ordinario stupore. Morì questo grande Artefice infelicemente all'Aquila: havendo compito à pena il Tabernacolo, e gl'ornamenti celebri della sontuosa Capella, ov'è l'Ara maggir nella Chiesa de' Padri Predicatori. Fuor che la fama del valor di Giacomo, e l'essistenza de gli suoi artificij, altro non si trova di lui, che lo ravvivi à' posteri, essendo ch'egli d'oscuri parenti sia nato, e nella morte non instituisse heredi: Onde anch'avvenne, che da diversi furono le sue sostanza pretese: anzi da chi non vi hà ragione carpite.


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ionisio Silvestri Dottor di Legge, e nelle humane lettere eruditissimo, trovandosi giovanetto in Corinalto, per desiderio d'honore se ne passò à Roma per tentare la sorte; dove à pena giunto, fu da Innico Cardinl d'Aragona alla sua Corte chiamato; & havendolo nel servitio con l'esperienza intieramente compreso, dichiarollo suo Consigliero, e Segretario primiero: à cui, e non ad altro (quantunque stretti parenti) tutti gli suoi più intimi secreti fidando, giornalmente mandavalo co' Prencipi grandi à trattare negotij, in Roma non solo, mà per diversi luoghi d'Italia, ed anco per l'Europa, fuori. Nel cui servitio essendo quarant'Anni continui dimorato, lo pianse morto, e sconsolato volle ritornar' alla Patria; mà con grand'istanza richiesto da D. Tomaso d'Avalos, nipote del suo Padrone defonto, per non disgustarlo, anco per alcuni Anni vi si trat-

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