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166 Di Corinalto ne i Senoni.

litò contro gli Heretici; & all'imprese più ardue fece gran prove del suo valore. Sendo poi reso impotente à tal'ufficio per le molte ricevute ferite dagl'inimici in guerra, tornò carico d'honori alla Patria, & assai ricco delle spoglie hostili; Così notato appare nelle patentali lettere de' suoi ben serviti, che in mano de' suoi Parenti conservate si veggono. Morì nel passato secolo in Corinalto, lasciando la memoria de gli suoi honorati fatti nella mente de gli huomini, assai più viva, che non haverebbe fatto ne i proprij figliuoli; quando ne fosse fatto degno dal Cielo.


M

artinozzo Martinelli fratello di Pier Domenico, Dottor'egregio dell'una, e dell'altra Legge, dopò have fatto passaggio à molti Governi di Città principalissime della Chiesa, chiamossi alla sua Corte da Nicolò Cardinal Caetano, à cui nell'ufficio d'Auditore servì un tempo, e dopò la morte di quello, nella medesima carica seguitando, servì Henrico Cardinale, del già defonto nipote, con tal diligenza, e fedeltà, che veniva da molti Prencipi desiato: per lo che Sisto Quinto Pontefice Massimo appo di se chiamollo, nè più difficili affari dello Stato Ecclesiastico impiegandolo; specialmente nel Governo della Regione di Farva, mentre che veniva da' Banditi gravemente oppressa, con auttorità plenaria dell'uno, e dell'altro foro; di cui servendosi con discrettion, e prudenza, in tre Anni, che dimorovvi, liberò non solo affatto il paese da si pernitiosi nemici: mà insieme à i fautori di quelli diede il condegno castigo; da che acquistò tal nome, che sino à questo giorno di lui conservasi memoria. Morì in quel Governo in Poggio Mirteto d'Anni 68. e del Signore 1588. Vacarono per la sua morte due mila scudi di moneta Romana d'entrata l'Anno, iquali dal Sommo Pontefice furono ad Antonio Martinelli, suo nipote conferiti, che in Roma trovavasi, essercitando l'officio d'Avvocato, qual volle, che di tutti gli honori del suo defonto zio restasse herede; Onde spedillo tosto al Governo della Contrada medesima di Farva, di dove richiamandolo, Prelato, e Referendario dell'una, e dell'altra Signatura, e Vicedatario creollo, honore di somma stima nella Corte Romana. E quando da gli emoli stata non gli fosse (come credesi) accelerata la morte, per certo si teneva, che alla dignità Cardinalitia dovesse essere assonto. Afflisse questa morte inaspettata Gio: Domenico suo Padre, & ogn'altro suo parente non solo; mà tutta la Patria, per la sicurezza, che concepito haveva doversi della sua essaltatione gloriare. Anzi nell'istessa Corte fu pianta, singolarmente dal Cardinale Mont'Alto, e dal medesimo Pontefice, il qual volle, che solennissime fossero l'essequie, e'l suo funebre mortorio da tutta la Corte accompagnato.

Giovan