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Libro Secondo. 171

Di cui l’argomento si è, che Satrio, per privilegio fù Cittadino Romano, figlio adottivo di Annio dell’ordine Plebeio, mà nobile, come dalla Tribù Lemonia comprendesi, nella quale fù scritto. Perche fù costume, che s’alcuno voleva la nobiltà provare, necessario era, che fosse in qualche Tribù ascritto, e la Lemonia nel numero delle più stimate annoveravasi. Fù questo molto savio, e prudente procurando sempre la pace trà Cittadini: Onde si rese degno di esser nel numero di dieci huomini eletto Decisore delle liti scritte in giudicio. Fù soldato di gratia di virtù, & di esperienza militare, perciò tenne della vigesima quinta legione la Tribun. dignità, e la carica di Thesoriere di Roma, e delle Provincie. Fù ancha Tribun della Plebe, e Pretore, con Magistrati honoratissimi, & hebbe di Suasa il patrocinio; Perciò i Decurioni Suasani, vollero con questa inscrittione honorarlo; acciocchè trà essi perpetuasse del Patron la memoria del Municipio loro, la qual fecero porre ne i muri del Palagio publico, alla vista di ogn’uno, si come la medesima di presente in Corinalto ritrovasi: perche anche de gli suoi maggiori Suasani esser vollero quei Cittadini, in honorar questo Heroe imitatori veraci. Le colonne di marmo con gli suoi pedestalli, e capitelli di bellezza incredibile, che hoggi sostentano le volte, e gli architravi del magnifico Tempio della opulente Badia di S. Lorenzo in campo, dall’istesso recinto furono estratte, le quali additano havere à Suasani, in qualche publico edificio, non di ordinaria magnificenza, servito: Altre statue, altri epitetti, ed altri fragmenti di esquisite strutture, oltre li sopradetti, furono trà le medesime ruine, quasi in ogni luogo del sito suo, trovati, de’ quali molti non conosciuti, furono da Coloni idioti lasciati frà quelle zolle sepolti, ò trasportati dentro i Tuguri loro, son’impiegati à più vili servitij, anche sotto i camini, per soglia del fuoco, e nelle bocche de’ forni, per assodarle; ed altri all’incontro, come pretiosi, à i primi Prencipi d’Italia presentati, quali dentro le Galerie loro, trà gli altri più Tesori pregiati, hoggi si salvano. Mà d’ogni altra reliquia la più considerabile, che di questa Città le grandezze attesti, è al giudicio de’ saggi, una strada Consolare, che dal suo sito fino alla Flaminia scorre, con essa incontrandosi là, ove sigillo si trova l’honorevol Castello, di cui vestigij in più luoghi dimostransi, sotto il Palazzo ispecie, della Rocca principal Castello rassembrando ivi la Flaminia istessa, che dal Borghetto à Veio più volte si passa. Non fù dunque Suasa, dove al presente stà situato Urbino, come alcuni pensarono, specialmente Pietro Bertio, nel Teatro Geografo, e Leandro Alberti, nella descrittion d’Italia: benche Leandro, dopò haverlo affermato, pare che lo lasci in dubbio; come in queste parole Abramo Ortellio racconta.