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Libro Secondo. | 163 |
tenuto dell’iscrittione supponendosi, che non solo quello stato fosse ad un popolo si numeroso, nell’anno del suo governo bastevole: mà di più anco in avantaggio rimasto. E tutto ciò di questo Tempio si dice, vien confirmato parimente dalle molte medaglie, che furono dentro l’istesso luogo trovate: ove scorgesi della sopranomata Dea l’impronta, coronata di spiche; & al roverso una spica sola, di modo pregna, che non potendo ritenere il grano, lo sparse à terra. Alcune di queste, hoggi nelle mani del Capitan Pier Leone Amati, in Corinalto si trovano; altre in Mondavio, in poter de gli Antonini sudetti. L’altra Tavola, nel descritto luogo (come poco innanti accennammo) trovata, con questa, nel Giardino si pose; benche di presente, ivi non si veda, l’inscrittione però di essa, copiata da Monsignor Rodulfi, in S.Lorenzo, qui sotto leggesi nelle Croniche sue, ove di Sinigaglia ei tratta.
IMP. CÆS. ÆLIO ADRIANO
CONS. IIII. P.P. COLLEG.
CENTONAR. SVASANORUM.
LVC. BYRBVLEVS
MATVTINVS. XX VIR.
- La quale scritta, con l’aggiunta delle mancanti lettere, in questo modo si legge.
L’argomento, per intelligenza di questa breve Tavola è, che il Collegio de gli artefici de i Centoni, ch’erano coloro, i quali di varie pezze di colorato panno, una intiera ne facevano, ad Adriano Imperatore, che fu Console quattro volte, una statua in questo Tempio, per qualche segnalato beneficio alzarono. E Lucio Birbuleio Matutino, il qual fù de i venti huomini uno, che furono sopra la divisione dei Suasani campi