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160 | Dell'Historie de' Galli Senoni. |
torno à mezzomiglio le nascoste latebre, da rumori spaventevoli dʼarmi, da sbattimenti di ripercosse catene, da rauchi suoni di Tombe, dallo strepito di rallentati tamburri, dal nitrir, e dal petteggiar deʼ cavalli, da confusi mugiti di ogni varietà dʼanimali, e da gli horribili suoni di stracciate nubi, quando nʼesce il fulmine furono atterriti in modo, che ad essi pareva non meno che ivi fosse lʼInferno, che essi in mezo lʼInferno si ritrovassero; onde quasi immobili divenuti, mancò poco che non vi restassero morti, e per molti giorni portarono della presontione loro la dovuta pena. Et questo, al favellar di Meo Taucci, e di Menco suo fratello, che si ritrovarno di quella confusione compagni, successe intorno allʼAnno 1560. ne questo à letterati reca meraviglia, essendo à riferire di San Tomaso, lʼaere caliginoso, delle oscure larve lʼadequata stanza; principalmente ove per lʼAntichristo si conservano i Tesori. Stimati communemente da i saggi, che i detti spechi, per essere al Tosco modo lavorati, da i Toscani composti già fossero, mentre che di Suasa tennero la padronanza, per poter in tempo dʼassedio entrare, e quando il bisogno richiedesse, come probabilmente può credersi, nʼuscissero quei pochi, che dallʼincendio avanzarono, & per una di esse, alla Valle si conducessero, che sotto i Colli Castillionesi verso lʼOriente sʼabbassa; in cui per esser piena di boschi; alla vista de gli nemici destruttori, facilmente si ascondessero. Di sicuro si hà, che nella Fortezza di Castelleone, ancʼhoggi per una di queste porte si sale, e ne gli antichi secoli, i Toscani, che lʼedificarono à guardia della Cittade, per quei sotterranei spechi, ne i bisogni urgenti introducevano il soccorso; essendosene al tempo del Cardinal Giulio della Rovere, e di Ottaviano Volpelli fatta lʼesperienza, secondo che hò sentito raccontare da quelli, che si trovaron presenti. Sopra le bocche de i sudetti Antri, circa vinticinque passi Geometrici, verso i Monti, alle radici delle medesime ripe, scaturisce unʼabondevol fonte, il quale si come nei secoli antichi, per le sue fresche molto, e limpide acque, fù à Suasani delitioso, ed utile: cosi parimente in questa nostra etade, à gli agricoltori, e pastori della contrada, necessario rendesi, e salubre. E quantunque il detto se ne stia frà gli alberi gorgogliando, ascosto in un profondo, ìnvita però alle sue frescure, anco quelli di più elevato ingegno, mostrando loro nelle pietre sculti dʼintorno alla sua bocca per ornamento, ingegnosi motti, e molto argute sentenze.
In mezo alla pianura, che da queste ripe à vicini Castellionesi Colli sʼallarga, ove il sudetto Ottaviano Volpelli, Dottor di Legge, e delle cose antiche professor celeberrimo, un Palagio eresse, che dal suo nome Volpello si chiama, si vedono alte parieti di vecchie muraglie, e fondamenti di strutture vaste, che sono le reliquie di un superbissimo Teatro