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Libro Secondo. 141

nobile, popolata, e grande con piena fede attestano: mà perche lasciarono gli Scrittori (non sò per qual disaventura) di ragionar di lei, non posso dirne più di quanto la commune traditione addita, cioè, ch'ella volendosi à gli Romani mantenere fede, da Barbari, con l'altre, che alle violenze loro di resistere tentarono, venne saccheggiata, ed arsa; e che dalle sue ruine in un colle sfaldato da gli avanzati habitatori venisse rifatta; e dalle ripe del medesimo Colle, che in vece di mura lo circondavano, non più Aleria, mà delle ripe Castello nell'avenire il chiamassero. E dopò il corso di molti secoli, per essere gli suoi Cittadini d'affettione Guelfa; ben che per lo sito assai forte: tutta fiata un giorno da gli suoi habitatori lasciato solo, stando quelli ad una fiera, intenti à i lor negotij, fù da gli Urbinati Ghibellini sorpreso, saccheggiato, ed arso. Nè di queste ruine i Castel ripeggiani havendo aviso, lieti per li guadagni delle mercantate merci tornanono alle proprie case: mà trovando quelle fuora de i fondamenti, di un tal'esterminio punto non sapendo la causa, in uno meravgliati, confusi, ed afflitti restarono: E vedonsi della Patria privi, e delle case, non sapevano à qual partito pigliarsi; finalmente dopò lungo discorso trà i principali del Popolo si concluse, che spedir si dovessero Ambasciadori à Guglielmo Durante frate de' Predicatori, e Vescovo Mirsnatense detto lo speculatore, che Nuncio di Martino Quarto Sommo Pontefice nella Romagna trovavasi; il quale (per esser capo della lor parte, e di una ricca Badia in quel Territorio Abbate) di essi teneva protettione speciale. Questo inclito Prelato, in sentire de i poveri dispersi le infelici sciagure, à sue spese ricchissimo essendo, intorno alla sua Badia, sopra le ripe del Metauro, là dove più d'ogni altro luogo quel piano si allarga, volle, che di meglior conditione si edificasse di nuovo; e condotta à segno l'opera, dal suo nome Castel Durante chiamollo: Cosi in breve ragionamento asserisce, nel suo Piceno il Panfili:

Planitie in lata Durantis moenia Castri
Tradidit huic nomen conditor ipse suum.

E prima di questo, il medesimo scrisse il Biondo in queste parole: Interius vero ad Methauri superiora progredientes, planitiem inveniunt speciosissimam, in qua primum est Oppidum Methauro penninsulam circundatam, quod Guillielmus Durandi Carnotensis Decanus Pontificij Iuris consultissimus, speculi eius Doctrinae libri Auctor, cum Martini Quarti Pontificis Rom. Nuncius & Romandiolae Thesaurarius esset à fundamentis aedificavit, & à suo nomine Castrum Durantis appellavit.

Essendo poscia da Federico Feltrio posseduto, fù di molti edificij ampliato, e fatto illustre, singolarmente di un sontuoso Palazzo Ducale,

in cui