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124 | Dell'Historie de' Galli Senoni. |
effigie, da cui distillano l'acque come dalle nubi gravide, e in gran copia, dentro una conserva ragunatisi, sgorgano senza mai seccarsi à fonti, che à beneficio de gli habitanti ne' più commodi luoghi della Cittade vennero fabricati. Evvi anche un celebre fonte fuora di queste mura, nella Piazza del Mercato; il quale per haver nel fondo di un'altissimo pozzo tanto copiosa la vena, per qual si voglia arsura non mai resta essausto; Onde mancando al tempo che Urbino tenevasi per li Goti, stimato venne da i Greci, che l'assediavan miracolo. Urbino fù ne i tempi antichi fondato, nel medesimo luogo, dove al presente si trova; della cui fondatione, e de gli suoi Autori, benche non habbia particolar cognitione, son però informato (se prestar fede si deve al favellar delle pietre) come de' Romani fù Municipio, & illustrato da quelli con gratie singolari; però che da gl'Imperatori, che dominavan il Mondo, eletto fù per habitatione de i personaggi primieri, da' quali con singolar diligenza venivano custoditi: come notato viene in una manuscritta Historia, che parimente nella manuscritta Libraria Ducale conservasi. I Goti, che furono della Romana grandezza, e della libertà d'Italia capitali nemici, scelsero questa Città per uno de i luoghi, che più forti per tutta la Provincia stimarono, da poter alle forze del Greco Imperatore, che venivan lor sopra, resistere. Dopò la traslatione del Romano Impero nell'Alemagna, una fù di quelle, che fattasi libera, e governatasi à guisa di Repubblica, per longo tempo sempre la parte Imperiale, co'l titolo di Ghibellina mantenne. E se ben dalle penne scarse di Tolomeo, e di Strabone, Urbino lasciossi adietro; non mancarono però altre, anco dell'antiche, le quali con più liberalità fanno di esso gloriosa, & honorata memoria, come Plinio, che nella sesta Regione d'Italia collocandolo, chiama gli suoi Cittadini Urbinates Methaurenses, quasi alludendo,che à gli suoi tempi fosse questa Città la più chiara, e la più celebre d'ogni altra, che nella vicinanza del Metauro situata ne stesse; & che sola meritato habbia dal famoso fiume la nominanza pigliare. Con più lunghi discorsi nel decimonono libro delle sue Historie ne ragiona Tacito, mentre narra delle guerre Vitellesche gli eventi, che in questo circuito furono sanguinosi. E Procopio nel secondo libro delle guerre Gotiche, havendo mostro, come sopra da gli stessi Gothi con grossi presidij custodita veniva, soggiunse commendando la sua fortezza, la quale reputò invincibile; che se bene fù dà Greci longamente assediata, non mai però havrebbe alle forze di quelli ceduto; quando i difensori, dalla sete, che lor travagliava, per esser secchi i fonti, astretti fossero stati di rendersi à Bellisario Duce di quelle genti à patto: & con l'occasione del sopradetto Fonte, il quale, contro il suo natural consueto (come si è detto) cessò, molti altri ne ragionano con alto stile; specialmente il Sabellico, nel terzo libro
dell'