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Libro Secondo. | 105 |
magnanime, & con heroici fatti l’inclito valore, e la nobiltà natia: però che al tempo, nel quale da’ Barbari Aquileia fieramente astretta, stava per cascare, l’invitto Bartologio, con mille valorosi Concittadini suoi Fanesi, à quella difesa trovandosi, mille volte sortendo, sempre mai in varie stratagemi, faceva di quelle incredibile strage; per modo, che il nome suo trà Unni rendendosi formidabile si fece per tutta l’Italia famoso. Nel glorioso acquisto, che fè di Sion il Gallo Boglione, l’inclito Duce Ugone del Cassano, con numerose schiere de gli suoi stessi si coraggiosamente pugnò, che del sangue infedele riempì la Città Santa di Gierusalemme, e come fiumi fece allagar le strade: onde meritò da i Prencipi giusti della Lega, d’essere nella distributione di quel terreno, della Regione Tiberiade generosamente rimunerato, della quale intitolossi Conte: Indi trà gli suoi medesimi dividendo i Tiberiadi campi, restarono Colonia celebre di Fano. Essendo in libertà questi popoli, bramosi di allargar i confini, stimando esser bastevole poter movere à Fossambronesi la guerra, sopra la Città loro, con tal furore si mossero, che in breve la presero, saccheggiandola, e delle mura smatellatala, con Novellara, e Monte Baroccio, à S. Patrigniano Protettore di Fano soggetta la fecero; e come attesta nell’Historie di Rimino di Cesare Clementini, Signori di Fossambrone s’intitolaro, e de gli due altri luoghi, che à forza d’armi pur acquistato s’havevano. Et essendo l’Anno 1140. questa lor Città da’ Pesaresi, e da’ Riminesi, con gran strettezza vallata, mai ceder vollero alle forze di quelli, benche inferiori molto si vedessero: mà con somma costanza resistendo, generosamente si difesero, sin che da Pietro Dandolo Doge di Venetia, con l’armata Navale furono soccorsi, e liberati; & uscendo poi de gli nemici alle spalle, fecero di loro nella partenza sanguinosissima strage.
Essendosi poscia co i detti Riminesi pacificati, vedendo l’Anno 1616. quelli essere da Bolognesi, che assediavano forte la lor Città gravemente afflitti, di ripente con formato Essercito gli soccorsero, e da coraggiosi deportandosi fecero non solo disloggiar quel nemico; mà in fuga tale il posero, che ritornar l’astrinsero alla Patria. Correndo l’Anno della Salute nostra 1517. dal Duca Francesco Maria della Rovere l’istesso Fano assediato, e per le batterie, di un lungo tratto di mura scamisciato, fece tal difesa, che in vece del già caduto muro servando i petti de gli suoi Cittadini, agevolmente potè da gli assalti liberarsi. Altri eventi simili leggonsi essere in questa Cittade accaduti, i quali tutti alla sua gloria resi favorevoli, per evitare la prolissità del discorso, à dietro si lasciano. Veggonsi hoggi nella medesima eretti sontuosi Palaggi, privati, e publici, Tempij superbi, e torreggianti moli, con ampli Monasteri, quasi d’ogni sorte di Religiosi, tanto dell’uno, come dell’altro sesso, ricchi Hospitali, e
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