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84 | Dell'Historie de' Galli Senoni. |
de gli edificij, nella medesima grandezza, e bellezza di prima fù riedificata. Da che gran lode n'haverebbe questo Imperatore havuta, quando incrudelito anch'egli contro la S. Religione, fatto non havesse in quel Territorio de' Christiani fiera, & incredibile strage: Peròche (come racconta San Leone Papa) in ogni parte le strade colme di sangue de' Santi Martiri si vedevano, de' quali, non essendosi trovato in quei calamitosi tempi chi di tutti scrivesse, benche assai, non à pieno però ragiona il Martirologio. Cessata finalmente contro la Chiesa la persecutione de' Tiranni, ogni habitatore di Rimino, e suo Territorio, dichiarossi Cattolico. Perloche di esso fece Liberio Pontefice Romano elettione, come luogo più idoneo d'ogni altro à celebrarvi contro i perversi dogmi de i perfidi Arriani un general Concilio, principalmente sopra un ponto concernente ad una delle Persone della Santissima Triade. I Padri Cattolici da Costanzo Imperatore impediti, che favoriva gli Arriani, senza nulla di conclusione si dissolvè il Concilio; non senza speciale ramarico del Sommo Pontefice, e de' Padri, i quali per non rendere in tutto inutile la lor venuta in Rimino, congregandosi nel luogo, che hoggi si dice la Cattolica; ove con i fedeli (che infiniti eran'ivi concorsi) per alcuni giorni à molte sante operazioni attesero. Quindi per l'inanzi quel luogo è stato sempre Cattolica chiamato.
Ritrovandosi Alarico de' Baltei Rè di Visigoti in Italia, con Essercito di ducento milla combattenti, fù da Stilicone Capitano generale dell'Imperatore Honorio gravemente ingiuriato: non tanto perche non li furono i patti osservati, che con l'Imperatore sudetto capitolato haveva; quanto che da Saolo Hebreo Duce del Romano Essercito, per commission particolare di detto Stilicone fù tirato il giorno di Pasqua, da lui tenuto in riverenza, fuori delli steccati, e forzato per sua salvezza combattere. Et essendo in questa giornata rimasto superiore, l'Essercito suo vittorioso verso Rimino spinse, con disegno impadronito di quello, presidiato per sua difesa tenerlo, ne' futuri acquisti d'Italia. Giunto ch'ei fù di questa Cittade alle mura, benche assai ben guardata, e molto forte la ritrovasse, tuttavia con il gran numero de' combattenti l'astrinse in guisa, che li Difensori non potendo più resistere, di cedere astretti furono, e di lasciare in mano del vincitore la piazza. Mà essendo questo un superbissimo, e crudelissimo Barbaro, pigliò à gran scorno l'ardire de' Difensori, che con lui havevan si coraggiosamente mostrato: Onde acceso d'ingiusto furore, non fece più stima di quella; & accioche altri di essa impadroniti à gli suoi danni non la custodissero, dopò haverla saccheggiata, totalmente rovinolla, ed arse: solo in piedi quegli edificij lasciando, che dal fuoco, e dalla militare violenza non potero atterrarsi affatto. Questa disaventura successe à Rimino
l'Anno