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Libro Secondo. | 83 |
à Rimino fatti da Ottaviano Augusto, presero il motivo alcuni Scrittori di lasciar scritto, dal medesimo esser'egli stato eretto. L'inganno de' quali, dalle cose quì di soprascritte, apertamente si scorge: Onde ragionevolmente da Leandro, e da molti altri vengono ripresi.
Essendosi fatto Huomo il Verbo Eterno per mezo di MARIA Vergine, (come s'è detto) la notizia di questo segnalatissimo favore fatto alla Generatione Humana, venne all'orecchie de gli Ariminesi, per mezo de Discepoli de gli Apostoli, i quali con favore, e spirito, nella Città loro predicarono il Sacrosanto Evangelo; Si che molti credenti riceverono al Sacro Fonte il Battesimo della Salute: E ciò principalmente successe al tempo di Fabiano Pontefice Sommo, e di Filippo Imperatore; però ch'essendo questi vero fedele di Christo, con molta liberalità concesse alla scoperta, che gli Christiani alle Divine fontioni si essercitassero, & al Sommo Dio rendessero i dovuti honori. Essendo quasi ogni Ariminese da questa libertà invitato, e divenuto fedele, fuor delle mura su'l marino lido unitamente eresse un Tempio devoto, in cui congregavansi à recitare gli Officij, alla frequenza de' Santi Sacramenti, & à fare tutto ch'era ispediente per la salute loro. Mancato il buon Filippo, successe nell'Imperio Decio empio idolatra, e crudelissimo Tiranno, il quale (come di Dio nemico) col ferro, e col fuoco diedesi à perseguitare la fedele Città di Rimino, & ad affliggere con varie sorti di crudelissimi tormenti i poveri Cittadini: Onde nel martirio, di essi fece morire infiniti, de' cui li cadaveri con li troncati membri, & con il sangue, che per Iddio sparsero volontariamente, in testimonianza della sua santa Fede, furono da gli avanzati Cattolici raccolti, e posto in un pezzo ne i Cimiteri della descritta Chiesa. In luogo de i Cittadini morti per Christo dallo scelerato Imperatore, vi furono mandati ad habitare molti Idolatri, i quali con le sozze loro sporcitie contaminavano la Città, che dal sangue di tanti Martiri lavata, purissima si rendeva nel cospetto di Dio à gli Spiriti Beati. Da che il medesimo Dio sdegnato, l'Anno del parto della VERGINE 266. mosse come flagello del suo giusto furore Demostene Rè di Liburnia, à venir con potente armata da gli suoi lidi alle spiaggie di Rimino, & una mattina sù l'aurora fieramente assaltandolo, nè trovando alcuno, che facesse à lui, & alle sue genti contrasto, lo prese, lo saccheggiò, ed arse. Indi partendo carico di spoglie, lasciollo nelle proprie ceneri sepolto. Tanto leggesi nella Vita di San Leone, e di San Marino nell'orationi del Torsani, dal Clementini nelle sue Historie di Rimino allegate. Non potendo sofferire i Romani di essere privi rimasti di si ricca, e di si nobil Città, per ordine di Diocletiano fatti venire da ogni parte di Europa i Maestri
degli