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6t mettono a saccomanno: altri e poi altri con T istesse mire e con maggiori speranze di rapine succedono a quelli ed in maggior numero; ed oltrepassando le già desolate terre, altre più interne dell’impero ne ruinano, finché trovandosi in forza di sostenersi padroni di quelle gii occupate delle loro assai più fertili ed amene ivi si stabiliscono. Cosi in breve tempo le nostre beate contrade si videro allora occupate da stormi di barbari ^ differenti di nome, di razza, di abito, di leggi y di lingua e di costumi, che invasero la Pannonia, le Gallie, la Spa«gna, r Africa, V Italia e la stessa Roma. «La gran cittk, del mondo allor regina; (( Che molte e molte volte a patir brutta «E fiera sirage avrk, danno e mina: «Gh^ora sark da Vandali distrutta, «Or da Goti, or da gente saracina, c( Or dagli Unni, e molt^ altri popoF empi,» De^ quali il nome oscuro era in quei tempi, (i) Allorché nel 899. Alarico e Ràdagasio regoli degli Unni e Goti piombarono nel bel paese, tt Che Appennin parte, e U mar circonda e V Alpe | il romano impero viddesi da ogni parte da^ barbari tormentato. La debolezza degFimperadori contribuì non poco ad accelerarne la caduta, perchè Y immense somme di danaro che prodigavano ai barbari onde tenerli lontani, fece si che vieppiù essi si unissero j e movessero alle conquiste. Di fatti nel 4099 Alarico spingesi più ani(1) ArìostQ rime st. 11.