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393 Sta apparenza. Ìj istoria non può ramenlare questo luogo senza raccapriccio, per essere stato negli antichi tempi famoso covile de’ saraceni. Tale divenne sotto al principe di Salerno Guaiferio ( an. 879 ), tempo in cui i Saraceni essendosene impadroniti proditoriamente destinarono la vicina cala di Fuonti per ancoraggio delle innumerevoli loro galee; e da qui scorrevano e devastavano le contrade di Salerno^ di Pesto, di Àgropoli ec.^ fin tanto che i Salernitani tentarono snidarli da cola, e con armata mano li assalirono, li tagliarono in pezzi e bruciarono i loro legni; riuscendo a pochi Saraceni scampar la vita colla fuga. Ma non lasciarono però di ritornarvi, facendovi ulteriori scorrerie. Allorché nel i55i il re di Francia Enrico II chiamò a danni delF Italia Tarmata ottomana, per secondare Ferdinando Sanseverino Principe di Salerno ribelle di Carlo V, il comandante turco Sinan Bassa approdato in Citara coi| 22 galee vi fece da 3oo schiavi, e que’ Citaresi che ricusarono d’imbarcarsi furono miseramente trucidati per le mani degli stessi ottomani. In cotal guisa questo paese parte viduato per le prigionie de’ saraceni e parte pel tiàiore stesso degli abitanti divenne una perfetta desolazione. Cetara è popolata da circa 2400 abitanti tra marina^ ri e pescatori. La maggior e quasi unica loro industria è la pesca delle acciughe che preparano in sale e le esportano in molti luoghi del regno. Nelle vicende politiche del 1799 gli abitatori di questa terra furono lo spavento e la desolazione della Costa d’Amai 6, nonché de’ commercianti pacifici che solcavano le onde del golfo di Salerno. Non si può senza fremito e vergogna risovvenire, come un pugno di pirati abbia potato in tal^ epoca spargere tantpi timore ideile ge^ti di questa