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deserto 9 anticamente veniva cx;capato da tre celebii badie r una all’altra contigua ] la prima sotto al nome di s. Maria de StelUs delF Ordine Cisterciense, posseduta da’ monaci della congregazione di Firenze. Dessa nel i233 fa dal papa Gregorio IX incorporata al convento di Rovigliano in diocesi di Castellamare. — La seconda badia intitolavasi s. Niccolò de Carbonaria, di cui nelle pergamene del rev. Capitolo Amalfitano trovasi nel 1274 P^^ abate un tale Mansone che portossi al s*** concilio di Lione come proccuratore delF arcivescovo Augustariccio — - V ultima fu quella di s. Maria de Olearea cosi detta da un molino da olio che stava là presso, e che poi mercè le larghe elemosine somministrate dagli Amalfitani fu ridotto a monastero di religiosi Benedettini assieme colF altro di s. Niccolò. Essendo nel XV secolo divenuti semidiruti furono in tutto abbandonati e soppressi, e le rendite furono con bolla di Gregorio XIII incorporate al Gipitolo d^ Amalfi. Questa gran catena di monti dilungandosi verso la parte meridionale va a formare nel golfo di Salerno il famoso promontorio di Capo d! Orso 9 che riguardasi assai pericoloso a^ naviganti a cagione delle continuate corl’enti d’acque che vi regnano. Comunemente credesi che venga cosi chiamato dal rimbombo simile alla voce delForso prodotto dalle acque le quali internandosi per un occulto meato, si slanciano quindi dentro una caverna superiore con un fragore forte e spaventevole. GP intrepidi Amalfitani non lo’ temono, mentre a forza di renili lo sorpassano, ancorché fremano V onde. Tanto può il coraggio, la perizia nell’arte nautica e la forza delP abitudini. Questo promontorio caccia fuori una plcciola lingua detta la punta del tumulo^ e forma una specie di semicerchio-, in cui alla profondità di due braccia di acqua ^.osserva