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^77 Noli essendovi dunque altra cillà del Picenlino da questo ramo meridionale ed orientale degli Appennini, questa lunga catena di monti, che forma per cos> dire una spina dorsale, dovea per avyentura essere abitata dai Tirreni che ninno ignora essere gli stessi co’ nostri Etruschi, o Toschi. Plinio, di fatti cosi scrisse: A Surrenta ad Silarum amnem, XXX milUa passiium^ ager Picentinus fuit Thttscorum; Tempio lunonis Argwae ab Tosone condito insignis. Intus oppidum Salerni, Picentia (i)» Allorché il Console Gneo Pompeo Strabone dopo l’anno di Roma 664 soggiogò i Pi centi ni, e fece loro sperimentare le più funeste conseguenze della vendetta Romana, allora que’ Picentini che camparono’ dal suo furore si sparsero per i luoghi più alpesti’i della nostra Costiera, e ciò produsse l’erigine di alcune nuove terre. Quindi sino alla decadenzsa del Romano impero quivi u’ erano rimaste le reliquie, che unite alla meglio in piccioli castelli, o murali villaggi, mostravano tuttavia il pallore del loro avvilimento^. Ma siccome il fato politico ha voluto tal volta innalzare su debolissime fondamenfa le più grandi e magniQche città così de’ nostri svcnlugo ove dagli antichi nomaTosi campi veteres menzionati da Livio ( dee. 3. e. 12. ), alloi-chè narra la morte di T. Sempronio Gracco scrivendo.* ad campos qui veleres i>ocantur. Marcinna, edificata dai Toschi, AJarciiina est Tuscorum aedijlcium (strab. lib. 5. ),fu distrutta da’ Goti nel ao. ^ìo aliorcjuajQéo passarono per andaipc in Oiiabl’ia o Sicilia. Alcuni vollero aver presa la denominazione di Yictri a Vertevio interpetrato vicus veUrum; altri a Vertumno nume degli orti, appoggiati suir autenticità di un simulacro di«ottcrralo nei suo» con* torno. (i) Plìn. lib. 5. rap. 5. in finr.