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iga re Girlo dice nel suo diploma di aver tolto il ducato di Amalfi ad Alfonso I. Piccolomini, ed averlo conferito a Ferrante d’Este, atteso «grandia plurUnum accepta, et fruciuosa servitia, quae Illustris Domùms Z>. Ferdinand dus Hestensis cosinus noster carissimus^ oc ConsiUarius, Cambellanus, et armorum Jidelis Capitaneus, Maj estati nostrae praestitit ec. perciò gli dona Cwitatem Amalfiae de Provincia Terrae Laboris ( dovea dire Prìncipatus Citerioris) Terram suam, et castrum Tramunti, Terram swe castrum Scafati et cit^itatem Majoris ec.» (i). Questa concessione non ebbe effetto, poicbè il re Carlo donava ciò cb’egli intanto andava perdendo nel nostro Regno ^ e servi quel diploma unicamente ad attestare la sua benevolenza, ed il merito di Ferrante d’Este. Alfonso I. Piccolomini contrasse matrimonio con Gio* Vanna d’Aragona figlia d’Enrico marchese di Ceraci, che fu figliuolo del cennato re Ferdinando I, dalla quale n’ebbe una figliuola chiamata D. Caterina, che mori in età di anni otto, e poco tempo dopo lasciando la moglie incinta egli sventuratamente fini di vivere a^ 23 ottobre 1498 e fu sepolto in Capestrano. Egli fu un personaggio di sommo coraggio e valore. Il giorno aa maggio 1496 (2) trovandosi nel piano di Sulmona, presso le acque del fiume Prato, con un tal Carlo Sanframondo conte di Celano, insorse briga di pretensione su di quel contado. Alfonso accaloratosi oltremodo nel diverbio gli scagliò contro due colpi mortali che lo fece stramazzare a terra e sopraggiunto in soccorso Martino da Siena suo ronconiere lo fini d’uccidere. Nel i497«Il eluca Alfonso fu presente con altri ambasciadori e prelati all’incoronazione del re Federico II. (i) Muratori Ant. Estensi. T. 14. pari. 2. pag. a65. |2) P.^ssaro Giornali an. 1496. Ammirato loc. citai, pag, 268.