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i«o «Sul ritrovamento di questo celebre codice in Amalfi» e suo trasporto a Pisa, si è mantenuta tradizione si» costante ed universale^ che non altro fondamento può n essa avere che la verità del fatto. Ciò non ostante sul» principio del passato secolo alcuno cominciò a dubi» tarne. Quindi tra il iy^5, e i^So se ne fece nn’acer» rima contesa fra il P. Abate Guido Grandi, e Tav1» vocato in allora y poi celebre March. Tanucci, com» battendo il primo, Y altro sostenendo la tradizione» de’ Pisani) e la disputa si riscaldò talmente, che vi 0» volle l’espresso comando del Gran Duca di Toscana, n perchè fosse troncata e non andasse all’eccesso. Chi bramasse piena dilucidazione su questo proposito^ legga r elucubrata opera del prelodato March. Tanucci (i), che con sano giudizio ributtando e combattendo le torte opinioni de’ suoi avversar], dottamente espone e sostiene doversi a noi assegnare un si memorabile deposito. Da ultimo gli uomini, le nazioni il tempo retribuiranno sempre ad Amalfi il merito di una grande rigenerazione nelle leggi di rinomata civiltà, molto proprie a perpetuare la sua memoria. Quantunque il saccheggio fatto da^ Pisani fosse loro costato molto caro per la sconfitta, come dicemmo, ricevuta in Ravello^ tuttafiata Tinmìinente venuta ddl’imperator liOtario in Italia, porse ad essi novella occasio(i) V. Bernard. Taoosii Epistola de pandectis Pisanis in Amalphitana direplione inventis, ad accademicos etruscos ec. in 4.