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ii8 rose e le sue frutta (i), d’allora altro non fa che ^ campo da seminar frumento. U augusto silenzio che regna in mezzo a quelle venerande ruine abbattendo il viaggiatore con una dolce tristezza, lo immerge in un^ estasi, che nelle trascorse etadi il trasporta (a). Ei pare che dica fra quei rottami» Tatto trema e vacilla, e sulla terra» Tutto alla fin miserameute cade» Agli urti della forza, e della guerra.» £ impressi sulla fronte dell’etade» Delle arse ville e dei distrutti regni» Reston per lunghi dì gli orridi segni. ( Pahavti }. L* annalista Salernitano, ed il cronista Arnolfo (3) ci fa sapere che in quei tempi (921 ) nel mentre in Gdabria i Saraceni combattevano con i Saraceni, i Calabresi colpirono il momento come sterminare quella pessima gente ed obbligarla alla restituzione delle signorie usurpate a* diretti padroni. Essi fecero confederazione co* Greci (0...*•...•.... bi£ariqiie rosaria Faesti. KirgU. Georg, lib. 4* Calthaque Paestanas yincet odore rosas. Ovid. lib. 3. Eleg. 4. Vidi Paestano gaudere rosaria caltu. Auson. Idyll. 14. (a) Le antichità di Pesto sono le più belle d’lUlia dopo quelle di Roma» (3) duroHic. Amulpbi monachi apud. Feregrin. to. 3*