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Ila tradizioni lasciateci dagli antichi, chi sa di quanti avvenimenti e minute circostanze saremmo noi informati? Le Cronache amalfitane fra le più rincrescevoli lacune che n’interrompono di continuo il filo, gittarono alla rinfusa pochi fatti ^ talvolta accompagnati da intollerabili anacronismi, che grandemente imbarazzano la ptria letteratura. Orso, vescovo d’Amalfi trovasi segnato nelle nosti’e cronache, allorché mutati i Conti si crearono i Dogi. In tal* epoca ancora trovasi la città di Lettere con Gragnano sottoposta al ducato amalfitano, al dire del nostro Freccia. Mastaro figlio del detto Mansoné e suo oorregente rimase nella carica ducale dopo la morte del padre e fa decorato col titolo dì. Patrizio imperiale (i). Egli tenne il ducato per lo spazio di circa quarant’anni. Dal re(i) L*onor del Patrìsiato In dignità cedeva tolUnto alla itfaettà dell’itaperador^ e al consolato; come in parte ossenrò Angelo dalla Ko^ co (nelle note alla cronaca Cassinese lib. I. cap. 5a.), e più ampiamente il Du-Gange nel Glossario medìae laUmtaiù. Bra questo un onorcj che dalla corte imperiale di Costantinopoli veniva conferito a*re e principi esteri. E Costantino Porfirogeoeta (deeaer. ftnlaeByiant.) ci fa sapere, che la dignità patrixiale si conferiva con particolar diploma dalle mani dell’Augusto. Carlo Bfagno fu insignito del Patriziato. Teodorico re de’ Gotì e d’Italia n’era sUto investito con suo contentamento^ e cosi il re Odoacre e Vitige con altri re de’ Goti. Tale dignità venne istituita dal gran Costantino. I noatrj dudii d’Amalfi, Napoli, Gaeta ec. li vediamo spesso fregiati di, tal dignità, che sempre li rendeva in qualche modo soggetti a quellf^a^^^, che di tal carica i decorava. Era uso ancora ( dice Ughelli) degli Amalfitani di eligersi a loro libertà i Dogi dalla classe de’ Patrizj; e tale usanza durò sino al 1078, in cui Roberto Guiscardo soggiogata Salerno si rese padrone del ducalo d’Amalfi. Bisogna pertanto avvertire che ognuno di loro aveasi arrogato V epiteto d* Imp^riales pa