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85 clpato. Dauferio detto il Balbo, che pei* sospetto era sta* to da Radelchi con tutt’i suoi figU (j) esiliato in No* cera y fece di là’ sentire pur anche a" Salei*nitani ch’erg tempa d’innalzare. e restituire nel Principato il giosvanetto Siconolfo fratello dell’ucciso Sicardo.; Questn prò* posta fa a poco a poco gustata da’ Salernitani ^ e vi prew sero essi tanto; interesse, che altro non pensarono, che al modo di • es^Uirla. Bisognava perciò por fine alialo» ro inimidim cogli Amalfitani; tanto più, che per coni seguire il loro disegno avéano del loro ajnto bisogno ) poiché Siconolfo che prigioniero stava in Taranto aoii si poteva liberare, se non per la via di maré^ operàlio^ ne che i soli Amalfitani poteano eseguire ^ oome quei che aveano molte navi, e nell’arte di navigare erano non meu coraggiosi che esperti. -— I Salernitani dunque ben presto spedirono legati agli Amalfitani (a), pregandoli di con^federarsi nell’intrapresa e protestando un- eterna amidzia e asiioliila dimenticanza delle offese innanzi.ricevute. La legatone. venne ben accolta dagli Amalfitani y e dopo scambievoli giuramenti, concertati i mezzi per liberare Siconolfo ) co^loro navigli si diressero per Taranto» Giunti colà quai finti mercatanti di stoviglie ^i vollero guada* gnarsi in prima la confidenza de’ custodi del castello 9 è quindi a Siconolfo per mezzo del suo cameriere indica* rono il disegno di trafugarlo. La novella inattesa de^tò (1) Goaiferio, Arlchi, Grimoaldo e Majone. (3) Anonym. Salem, cap. 69. Quapropter Amalpliiam iniserunt, De€ Don per epistolam in hunc modum verba promiseruot: Incendia, rapinas, aut qualescumque incomraoditates in nostra urbe gessistis: sìnt fobia dimissae i TJnam est quod petimus, ut secreta omnimpdo nobiscum dècertetis, qnatenus Sicbiniilfum germanum defuncti Principis oostri erga nos obtinerc yaleanius.