Pagina:Istituzioni di diritto romano.djvu/58


introduzione 55

dine di anzianità, e poi di dignità derivante da orrevoli uffizj esercitati nella Repubblica. Quei Senatori, che avevano rivestito dignità curule, potevano motivare il loro voto. Dopo i Re, furono i Consoli, e quindi i Censori, che scelsero i membri del Senato. Senatori furono da primo i soli capi delle Gentes, in seguito i più notevoli Patrizj; finalmente i Magistrati insigniti di dignità curule, ebbero seggio, e voto in Senato; e quivi rimanevano, anche deposto l’ufficio loro, fino al prossimo lustro; allora non venendo eletti dai Censori, uscivano. Negli ultimi tempi della Repubblica fu stabilito un Censo Senatorio in 800,000 Sesterzj, il doppio di quello dei cavalieri, censo che Augusto poi accrebbe. La Dignità di Senatore in origine limitata ad un lustro, fu a vita; ma si perdeva per cagione di infamia e di esclusione censoria.

§. 83. Una parola ora, delle Magistrature. Erano queste Ordinarie e Straordinarie.

A) Ordinarie, cioè elette ad epoche fisse, erano: a) I Consoli b) i Pretori c) i Censori d) gli Edili Curuli, e) i Questori.

§. 84. a) I Consoli erano due, ed il loro ufficio durava un anno. Succeduti ai Re, ne ereditarono quasi tutti i poteri; quindi anch’essi furono capi del potere esecutivo, e generali degli eserciti. In origine ebbero competenze giudiciarie, tennero il Censo dei cittadini, ordinarono le feste pubbliche; ma perderono queste attribuzioni, quando i Patrizj smembrarono il Consolato, affinchè tanta somma di poteri non cadesse in mano di un Plebeo. Stando in Roma, presiedevano al Senato ed ai Comizj Centuriati; e fino agli ultimi tempi della Repubblica, dalle sentenze del Pretore si appellava a loro. Ma essendo pressochè continuo lo stato di guerra, poco si occupavano degli affari interni, ed alle faccende belliche quasi esclusivamente attendevano, dividendosi fra loro o a sorte, o per accordo, il comando. Negli ultimi tempi della Repubblica cessarono dal capitanare gli eserciti, e passarono ordinariamente l’anno in Roma, scorso il quale ottenevano l’amministrazione di una qualche provincia (pro consule.)