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introduzione 49

Ma sebbene i Plebei potessero rivestire la dignità di Tribuni Militari aventi potestà consolare (tribuni militum consulari potestate,) di fatto riusciva ai Patrizj brogliando nei Comizj di escluderli, in special modo, con pretesti religiosi, facendo annullare dai Pontefici le elezioni dei Plebei. Il Potere di questi Tribuni Militari fu intermittente, e durante quaranta anni il Consolato e questo Tribunato alternativamente si succederono, secondo che la Plebe od il Patriziato aveva il disopra nella guerra fra questi due ordini combattuta.

§.69. I Patrizj fattisi accorti, che alla perfine non sarebbe loro venuto fatto di escludere la Plebe dal Consolato, nella impossibilità di difenderlo ulteriormente, lo smembrarono; togliendo ai Consoli le attribuzioni di capitale importanza, per conservarle all’ordine loro. Di quì ebbero origine la Pretura, la Censura, la Questura, e l’Edilità Patrizia.

§. 70. Ma invano i Patrizj così si maneggiarono. Imperocchè dopo un contrasto di bene 70 anni, Licinio Stolone Tribuno riuscì a fare ammettere le Plebe al Consolato, anzi la lex Licinia dell’anno 385 ordinò, che uno dei Consoli avesse necessariamente ad essere eletto fra la Plebe; e nell’anno 412, ambedue i Consoli poterono essere Plebei. Nel 418 furono i Plebei ammessi alla Pretura, e Quinto Publilio Filone fu il primo Pretore plebeo; nel 450, all’Edilità Patrizia o Curule, giunse perfino il figlio di un Liberto; e nel 502, Tiberio Coruncanio, plebeo di origine, ottenne la Dignità di Pontefice Massimo; capo di quel Sacerdozio, il quale nei primi tempi si reclutava soltanto fra i Patrizj.

§. 74. Una fra le cause del potere dei Patrizj, come dicemmo, era il loro privilegio di ottenere la possessio dell’ager publicus in modo illimitato; la quale se non era una assoluta proprietà, ne aveva pressochè tutti i vantaggi, senza il grave carico del pagamento delle imposizioni. Licinio Stolone per farsi sempre più accetto alle Plebe, e specialmente alla parte più povera della medesima, che era indifferente nella questione del Consolato, fece un altra rogazione (Lex Licinia de modo agri) per la quale si voleva che nessuno potesse possedere più di