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26 introduzione

naturalmente egli le ha apposto la caratteristica delle Virtù tutte, nelle parole sacramentali constans et perpetua voluntas.

Alcune lezioni invece della parola tribuendi, con la quale termina la definizione della Giustizia, da noi riferita, hanno la parola tribuens. Ma questa variante non è buona, perchè la volontà non attribuisce, non dà, ma fa si che si attribuisca e si dia; non è esatto dunque dire voluntas tribuens, ma è meglio e più vero parlare di una voluntas tribuendi; tanto più che taluno può avere la volontà di dare a ciascuno il suo, (voluntas tribuendi) e per ignoranza o per errore non darlo, e così la volonta non riuscire tribuens.

§. 28. Ulpiano definì la Giurisprudenza dicendola: Divinarum atque humanarum rerum notitia, justi atque injusti scientia (ved. Istit. Lib. I. Tit. 1, §. 1. Pand. Lib. I. Tit. 1. fr. 10, §. 2.). Questa definizione fu criticata, come quella che apparisce addicevole più alla Filosofia, che alla Giurisprudenza. Per giustificarla fu detto, che Ulpiano volesse con la medesima esprimere essere necessaria al Giureconsulto almeno una notitia delle cose umane e divine, per acquistare la scientia del giusto e dello ingiusto. Tuttavolta a questa interpretazione mal si presta la naturale giacitura della definizione riferita, non esistendo in essa quella relazione, che vogliono vedere, fra la prima sede e la seconda della medesima. Vi fu chi opinò avere Ulpiano dato quella pomposa definizione della Giustizia, mosso dalla gara, dalla emulazione, che esistevano ai suoi tempi fra i Filosofi ed i Giureconsulti, i quali cercavano di abbassarsi a vicenda, e di esaltare la scienza che respettivamente coltivavano; Ulpiano, è stato detto, volle mostrare come le tanto vantate prerogative della Filosofia convenivano anche alla Giurisprudenza. Ma non è da ammettersi di leggieri, che un solenne Giureconsulto come Ulpiano, nel dare una definizione tanto importante, si lasciasse trascinare da puerili puntigli. Piuttosto potrebbe osservarsi, che la definizione di Ulpiano è coerente alle idee che quel Giureconsulto aveva del Diritto e della Giustizia. E valga il vero, se egli riteneva con Celso che il