blico; è probabile che principalmente si occupasse dell’insegnamento, e che non godesse dell’jus respondendi, come i Giureconsulti matricolati. I suoi principali scritti, che somministrarono 536 frammenti alle Pandette, sono i Commentarj alla Legge delle XII Tavole, alla legge Giulia e Papia Poppea, agli Editti; alcune Monografie; i Libri VII rerum quotidianarum s. aureorum; il liber de casibus, finalmente le sue Istituzioni, (Institutionum Commentarii quatuor.) I Visigoti avevano inserito nella loro raccolta officiale delle Leggi Romane, che ebbe titolo di Breviarium Alaricianum, alcuni frammenti e più spesso una analisi compendiosa di quelle Istituzioni. I Giureconsulti della scuola del Cujacio e specialmente il Pithou, avevano riunito in un volume sotto il titolo di Epitome delle Istituzioni di Gajo, tutto quanto di questo scrittore si trovava nella citata collezione barbarica. Ma le genuine istituzioni di Gajo non si conoscevano. Nel 1816, nella Biblioteca del Capitolo di Verona, il Niebhur casualmente fu colpito dall’aspetto di un palinsesto, che conteneva le Epistole di San Girolamo, ma dalla pergamena del quale, trasparivano alcune parole di argomento giuridico. Era evidente che il Copista aveva adoperato una pergamena, sulla quale stava scritta un opera di Diritto Romano; l’aveva lavata e grattata, e sulla medesima come si faceva troppo spesso in quella epoca di barbarie, aveva trascritta un altra opera. Il Savigny riconobbe che l’opera così sacrificata, erano le Istituzioni di Cajo. Nel 1817 Goschen e Bethmann Hollweg, per commissione dell’Accamedia di Berlino, dopo molti mesi di un lavoro paziente e costante, fatta scomparire la più recente scrittura, giunsero a decifrare le Istituzioni di Gajo. Nel 1820 furono pubblicate per la prima volta. Non è opera assolutameute completa; mancano alcuni fogli (propabilmente 3) nel mezzo, ed in molti punti esistono delle lacune, perchè non soltanto era stata lavata ma benanco grattata quella pergamena. Il Manoscritto non conteneva il titolo dell’Opera, ma la critica lo ha posto in chiaro. Dopo Gajo fino al regno di Alessandro Severo, Giureconsulti di grande reputazione, furono principalmente: Papirio Giusto (16 fram-