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pesca delle perle. 77

allacciarsi le gambe con una cordicella, collo scopo di preservarsi dal granchio.

Da quando a quando un pescatore si tuffa col capo all’ingiù e colle braccia protese all’innanzi, ed agguantato il fondo, ad una profondità che varia fra i cinque e i sette metri, arraspa il numero che può maggiore di meleagrine, e ripostele nella sua reticella, ritorna a galla, dopo essere rimasto sott’acqua non più di un minuto. Affine di scalzare i gruppi di ostriche tenacemente aderenti al fondo, si vale spesso in guisa di leva d’una asticella di legno appuntata. Empiuta la reticella, il palombaro la porta alla propria barca, e ne versa il contenuto in una corba di paglia (zembil). Insieme alle meleagrine, il pescatore estrae dal banco altre conchiglie bivalve dal guscio madreperlaceo, come avicule, vulselle, martelli, che pur sono perlifere e somministrano probabilmente le varietà di perle cosiddette nere o piombine. Le immersioni si ripetono ad intervalli più o meno lunghi, secondo lo stato del mare; che se questo è agitato, la raccolta diventa più difficile e faticosa, e può essere anche assolutamente impedita; come lo è pure non di rado a cagione della freschezza delle acque, cui i palombari sono sensibilissimi. Un’altra circostanza determina talvolta non solo la cessazione della pesca, ma ancora l’abbandono totale di un banco per un lungo periodo di tempo, ed è la comparsa dei pescicani, i quali per altro, abbenchè comuni in quei paraggi, di rado si arrischiano tra i legni e ghermiscono i pescatori. Ad ogni modo, se spunta sull’acqua la pinna aguzza della temuta belva, un panico irresistibile si impadronisce delle ciurme e i legni spiegano immantinente le vele per cercare altrove miglior fortuna. D’ordinario le barche peschereccie, giunte al banco dalle 0 alle 10 antim., ripartono verso le 3 pom. per Sarato, e durante il viaggio di ritorno, coloro la cui opera non è necessaria alle manovre sono intenti all’apertura delle ostriche ed alla ricerca delle perle. A quest’uopo stanno ordinariamente accovacciati su certi assiti, coperti di stuoie, disposti fuori bordo, ed hanno d’innanzi a se un mucchio di meleagrine, che aprono ad una ad una, con gran destrezza, per mezzo d’un lungo coltello a manico di legno 1.

Divaricate le valve, premono coll’estremità della lama le carni

  1. Per non esser feriti dai gusci taglienti dell’ostrica, portano, durante questa operazione, della dita di guanto in pelle.