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i sultani danakil. 27

di roccie, mentre i miei compagni attendevano l’uno alla caccia, l’altro a sbarbicar piante.

L’indomani di buon mattino vediamo accoccolati in circolo sulla riva alcuni indigeni neri e scarni, armati di lunghe lancie; sono i sultani danakil Ibrahim ed Hassan col loro seguito, i quali, informati del nostro arrivo, sono venuti dal villaggio di Mergabl per concludere l’atto di cessione del territorio d’Assab. Una lancia dell’Africa li conduce a bordo, e preceduti da un nauseante olezzo di burro rancido, salgono in coperta.

Nel caso che il lettore bramasse conoscere un po’ più intimamente questi nobili rappresentanti della stirpe danakil, gliene traccerò uno schizzo alla lesta. Essi sono piccoli di statura, oltremodo asciutti e magri, della persona assai disinvolti, di color cioccolato più o meno intenso. La loro testa, piuttosto piccola, offre una forma intermedia fra quella del tipo brachicefalo e del dolicocefalo, ed è ornata di una folta zazzera nerissima e crespa, immagine perfetta di una vergine foresta. Il loro viso allungato, angoloso, largo in corrispondenza degli zigomi, inferiormente assottigliato, non rammenta in nulla, fuorchè nella tinta, la razza negra: la fronte è sporgente e rotondeggiante, il naso piccolo, ma non schiacciato, la bocca piuttosto ampia, le labbra sono un po’ tumidette, nelle occhiaie infossate scintillano occhietti neri e penetranti, che esprimono ad un tempo astuzia e fierezza; i baffi e la barba, quando non mancano, sono brevi e radi. Hanno le natiche prominenti, sottili e scarni gli arti, mani e piedi piccoli; le loro gambe mancano quasi di polpacci. Negli abitanti dell’interno questo tipo subisce profondi mutamenti e passa talora al negroide 1.

La veste abituale di codesti sultani non è che una fascia di tela bianca che si avvolge intorno alla vita. Ma quando vennero a bordo del nostro legno, trattandosi di una circostanza solenne, avevano indossato la tenuta di gala, vale a dire una sorta di manto di cotone bianco, ornato alla base di una larga striscia rossa, distintivo della loro dignità. Essi erano armati, del pari che i loro seguaci, di un’asta a cuspide di ferro, che serve tanto

  1. Fra i Danakil interessati nella vendita del territorio d’Assab, ve n’era uno, Abdallah, che somigliava per le fattezze grossolane, e sopratutto pel naso schiacciato e le labbra tumide, ad un negro del Sudan. Costui, figlio del sultano di Anfari, veniva da un paese situato ad otto giorni di marcia nell’interno.