Pagina:Issel - Viaggio nel Mar Rosso e tra i Bogos, Milano, Treves, 1876.djvu/13



INTRODUZIONE





Poco tempo addietro il padre Stella, missionario piemontese che godeva di grande autorità in Abissinia, ov’era da lunghi anni stabilito, esercitando il suo ministero, aveva raccolto attorno a sè nel territorio dei Bogos, e precisamente a Sciotel, un piccolo nucleo di Italiani dediti all’agricoltura ed ai negozii; e muovendo da sì modesto principio, vagheggiava il pensiero di dotare l’Italia d’una colonia. Ben conoscendo come le sue forze fossero impari a tanto assunto e disperando di rimuovere da solo gli ostacoli che gli si opponevano ad ogni piè sospinto, egli sollecitò più e più volte l’assistenza e la protezione della madrepatria. Ma, sebbene fosse lusingato con incoraggiamenti e promesse, riuscirono vane le sue istanze.

Più tardi, quando, mercè l’apertura del nuovo bosforo egizio, diventarono tanto più brevi e facili le comunicazioni coll’Oriente asiatico ed africano e si fece palese per l’Italia l’utilità di riannodare sulle rive del Golfo Arabico le antiche relazioni commerciali che già furono per noi sorgente di gloria e di ricchezze, la Società Geografica italiana, rammentando il generoso tentativo dello Stella, prese l’iniziativa, d’accordo col regio Governo, di inviare tra i Bogos due de’ suoi membri, col mandato di visitare gli Italiani colà stabiliti, di informarsi delle loro condizioni, dei loro bisogni e di studiare in particolar modo il paese