Pagina:Isotta da Rimino Mazzucchelli.djvu/43

d'invitare con sua lettera presso di sè Roberto uno de' figliuoli naturali di Sigismondo, ma nato d'altra Donna, e già da lei con odio novercale malveduto, il quale si trovava allora al servigio del Papa, ed era molto nelle guerre esercitato, facendogli sperare che la Città si sarebbe conservata, e diretta col consiglio d'amendue, e principalmente di lui: Ea vero (così segue a parlar d'Isotta il Cardinal di Pavia) non ignara obitu viri vicarium jus loci ad Ecclesiam rediisse, parum fidebat sola sine liberis in adversa Civium voluntate alienam rem retinere. Quamobrem, etsi novercali odio in Robertum esset, tamen, quia in re militari exercitatus, cum et ad defensionem idoneus crederetur, benigne ad eum scribit; monens ut, quando sine præsidio Civitas sit, ad eam conservandum maturet; futurum ut communi amborum consilio, suo vero imprimis omnia regerentur. Come poi un tale invito venisse ben tosto accettato da Roberto col pensiero fraudolento di restar egli solo padrone di Rimino opprimendo la matrigna, e col disfarsi di Salustio (55)1 altro figliuolo naturale di Sigismon-

  1. Il detto Salustio fu in fatti ammazzato in Rimino nel vicolo de' Pagliacci per intelligenza, come si crede, del mentovato Roberto; ma ne ebbe la colpa un certo Marcheselli, il quale restò ucciso dal furore del Popolo per l'amore che presso di questo si era conciliato Salustio, tuttochè Roberto avesse proccurato di salvarlo. Di tal morte fa un cenno il Sansovino nelle Famiglie illustri nel luogo cit. ove aggiugne che Roberto entrò nella Rocca di Rimino vestito da Contadino, e che anche Valerio altro suo fratello assalito da alcuni sconosciuti fu ammazzato, e tutto ciò seguì nel 1469.