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Isottæ Uxori, quam Pellicem prius, inde matrimonio adjunctam perdite amaverat. Ma ciò, che più giova a provare il concetto che aveva Sigismondo di lei, e il poter di questa sopra l'animo di lui, è, ch'ella fu capace di ridurlo verso il fine della sua vita al pentimento delle sue irregolarità, e de' suoi peccati, e a risarcire co' benefizj i mali che quà e là fatti aveva (53)1.

Morto Sigismondo, fu preso da Isotta il possesso di Rimino (54)2; ma trovandosi ella ben consapevole d'essere devoluto per la morte del marito mancato senza legittimi figliuoli, il dominio di Rimino alla Chiesa, e diffidando di poter ella ritenerlo, essendo rimasta sola senza figliuoli maschj, e coll'animo de' Cittadini affezionati assai più alla Santa Sede, che al dominio d'Isotta, o de' Malateste, deli-

  1. Ad hujusmodi insinuationem, correcionemque (così segue Fr. Alessandro da Rimino nella Cronica soprammenzionata, parlando d'Isotta) Princeps in se revertus ad resipiscientiam conscientia suæ dolore cordis tacitus redire cupiens, deperdita, et damnificata aliquo qua poterat modo Princeps idem ante obitum suum, cui tot mala, totidem bona impertivit; et præcipue, cum erga Religionem nostram jam enunciato modo suam fovisset ferociam, usque ad de medio tollendum unum ex nobis propter fidei nostra constantiam, on erubescens Martyris Christi Auctorem esse, cœpit locupletari Domus, Conventus, et Ecclesias nostri Ordinis per totam dictionem suam etc. e poco appresso soggiugne: Tandem ætatis suæ quinquagesimo primo jam cosumato Princeps immunitatem corripiens errorum suorum pœnitens placidissime morti subiit, quem paulo post per amans uxor Isotta subsequata fuit. Utrarumque corpora in antedicto Templo separatim superbo funere conspiciuntur.
  2. Clementini, Raccolto, cit. Lib. II. pag. 489. Lo stesso si riferisce anche in una Cronica Riminese scritta nel 1478. la quale si conserva ms. in Roma presso al chiarissimo Sig. Conte Giuseppe Garampi Archivista e Canonico Vaticano.