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mentiuntur per guttur que' che dicevano che Isotta fosse sua moglie (48)1; ma certo è che, se Sigismondo così si esprimeva (qualora se gli voglia risparmiare la taccia di mendace) o dee intendersi del tempo, in cui non l'aveva ancora sposata, o si dee credere ch'egli non la volesse in pubblico riconoscere per sua moglie, nè volesse che da altri fosse tenuta per tale; e di quì appunto io giungo ad intendere per qual cagione, dopo averla sposata, alterar non volle l'iscrizione che sul sepolcro, le aveva preparata, ove doveva aggiungere ch'era sua Moglie; forse gli parve abbastanza l'avervi poste in più luoghi l'arme della famiglia Malatesta; e con ciò evitò pure un altro scoglio, cioè, o di doverle destinare per sepoltura quell'altra, cui egli nel medesimo Tempio nella Cappella dell'Angelo Custode aveva fatta costruire unicamente per le femmina della famiglia Malatesta, con questa breve Iscrizione: Malatestarum Domus Heroidum sepulcrum, nella quale, Isotta, come sua moglie, avrebbe dovuta essere seppellita; o pure di farle, col vietar ciò, un grave torto, e altamente disgustarla. Ma Sigismondo troppo alieno aveva l'animo di recar disgusto alla sua Isotta, la quale in Rimino era pur divenuta il suo più forte appoggio: Erat hæc, così nella Cronica

  1. Anche di detto Processo di lite io debbo la notizia al mentovato gentilissimo Sig. Dottor Giovanni Bianchi.